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Il Falasca-Libero 1

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Piccola guida ragionata agli ammortizzatori sociali

Francesco Biscaro
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Ammortizzatori sociali. Quando si parla dei problemi del lavoro nessuno resiste alla tentazione di invocare la riforma degli ammortizzatori sociali; quale che sia il tema - per esempio il precariato o i licenziamenti collettivi - da destra a sinistra sono tutti d'accordo: occorre riformare gli ammortizzatori sociali. Ma siamo certi che tutti sanno di cosa parlano? Il significato della nozione, in effetti, non è così scontato. Cercando di semplificare al massimo, possono definirsi ammortizzatori sociali tutti i trattamenti economici pagati dallo Stato per sostenere il reddito delle persone rimaste prive di lavoro. Gli istituti esistenti sono diversi. Mediante la Cassa integrazione guadagni (ordinaria, straordinaria, in deroga: tutte varianti del medesimo istituto), le imprese possono sospendere per un certo periodo i rapporti di lavoro, senza licenziare i dipendenti; durante il periodo di sospensione, i lavoratori prendono un'indennità dall'Inps. L'indennità di mobilità e 'indennità di disoccupazione sono, invece, trattamenti economici pagati a chi è stato licenziato. Tutti questi istituti, nel 2009, hanno attutito (ops, ammortizzato) le conseguenze della crisi, ma hanno un grave difetto: sono stati costruiti intorno all'impresa industriale, trascurando il terziario e i servizi, e nel tempo sono stati estesi a situazioni particolari e contingenti, senza un disegno preciso. Ne è uscito un sistema a macchia di leopardo, che copre in maniera diseguale situazioni eguali. Come superare questa frammentazione? Serve la riforma degli ammortizzatori sociali, of course.

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