Le piccole imprese tornano ad assumere
Le previsioni di Adecco, Gi Group, Randstad e Openjob
Gli ultimi dati ufficiali sul lavoro interinale indicano 224 mila occupati a febbraio, contro i 223 mila di gennaio. Una lenta risalita dai 206 mila occupati di giugno e di luglio 2009. Anche se sono ancora lontani i numeri del 2008. Che cosa aspettarci per il futuro? Quali sono i settori in cui la ricerca di lavoratori è in aumento? Quali sono i profili più ricercati? E quale consiglio si può dare a chi, giovane o meno giovane, è in cerca di lavoro? Lo abbiamo chiesto a quattro delle principali agenzie del lavoro: Adecco, Gi Group, Randstad e Openjob. Un primo comune convincimento è che il peggio sembra alle spalle. «Il terremoto è finito», spiega Stefano Colli Lanzi, amministratore delegato di Gi Group: «La crisi ha fatto un po' di pulizia, selezionando tra aziende competitive e aziende poco sane. E anche noi ora dobbiamo conoscere meglio il territorio, perché accanto a un'impresa che muore ci può essere un'impresa che cresce». Il fondo l'abbiamo toccato ma «la ripresa è ancora incerta», nota Marco Ceresa, numero uno di Randstad: «Proprio per questo motivo le imprese ricorreranno ancora per un po' a contratti flessibili». Come spesso accade, le realtà più piccole hanno una maggiore rapidità di reazione. Dice Rosario Rasizza, ad di Open Job, agenzia che lavora proprio con le aziende di taglia piccola e media: «Rispetto all'anno passato, le richieste di lavoro stanno aumentando circa del 30 per cento. I profili più cercati dalle pmi? Manager e professionisti in grado di “leggere” i mercati stranieri». Ma le speranze non poggiano solo sull'export. «Uno dei settori di mercato che sta dando ottimi segnali di crescita e che offre numerose opportunità d'impiego è quello delle energie rinnovabili», dice infatti Federico Vione, ad di Adecco: «Ad oggi gli occupati nel settore sono stimati in 106 mila unità, ma le previsioni delle associazioni di categoria e dei sindacati indicano circa 150 mila occupati entro il dicembre 2010». Ma quali consigli dare a chi cerca lavoro? In primo luogo, tutti giudicano Internet uno strumento insufficiente. Inutile inviare un curriculum da casa, rispondendo a un annuncio on line. Meglio uscire e andare in agenzia (o in più di una). «Spesso ti rimane in mente l'ultimo candidato che hai visto, e se il giorno dopo arriva in filiale la richiesta di un profilo coincidente il gioco è fatto. Per questo consiglio di passare in filiale almeno una volta al mese», dice Marco Ceresa. Facile a dirsi, per un giovane. Un po' meno per un cinquantenne rimasto senza lavoro. È una questione psicologica da non sottovalutare: «Noi abbiamo aperto a Milano una filiale dedicata ai cinquantenni. Non si affaccia sulla strada, come le altre, ma è un appartamento al primo piano», dice Rosario Rasizza. Sembra poco, ma aiuta a vincere pudori e timidezze. La professionalità di un lavoratore “maturo” è del resto una ricchezza, soprattutto per un'azienda piccola: «Certo, occorre dimenticarsi l'auto aziendale e gli stipendi di un tempo. E bisogna rimettersi in gioco: accettando anche, per esempio, un contratto di sei mesi». Una volta arrivati al colloquio, «l'errore peggiore è farsi trovare impreparati sulla posizione offerta e soprattutto sull'azienda», ammonisce Federico Vione: «È importante prepararsi in modo approfondito sulle aree di attività dell'azienda e sul suo business. E formulare domande precise e specifiche sul ruolo che si dovrebbe ricoprire». Un'ultima, paradossale, difficoltà: talvolta un buon curriculum è un ostacolo. Per lavori “umili” non poche imprese rifiutano le candidature di giovani ben intenzionati ma dal profilo troppo alto. «C'è una logica in questo», spiega Stefano Colli Lanzi: «Le aziende puntano a inserire in organico un lavoratore investendo su di lui sul medio-lungo termine. Chi accetta una mansione più umile di quella che il suo curriculum gli consentirebbe se ne andrà appena troverà un'offerta migliore. Ma in questo caso la flessibilità è un'arma che torna a vantaggio del lavoratore. Perché non proporsi per un progetto definito, con un contratto temporaneo?». Gli ultimi dati ufficiali sul lavoro interinale indicano 224 mila occupati a febbraio, contro i 223 mila di gennaio. Una lenta risalita dai 206 mila occupati di giugno e di luglio 2009. Anche se sono ancora lontani i numeri del 2008. Che cosa aspettarci per il futuro? Quali sono i settori in cui la ricerca di lavoratori è in aumento? Quali sono i profili più ricercati? E quale consiglio si può dare a chi, giovane o meno giovane, è in cerca di lavoro? Lo abbiamo chiesto a quattro delle principali agenzie del lavoro: Adecco, Gi Group, Randstad e Openjob. Un primo comune convincimento è che il peggio sembra alle spalle. «Il terremoto è finito», spiega Stefano Colli Lanzi, amministratore delegato di Gi Group: «La crisi ha fatto un po' di pulizia, selezionando tra aziende competitive e aziende poco sane. E anche noi ora dobbiamo conoscere meglio il territorio, perché accanto a un'impresa che muore ci può essere un'impresa che cresce». Il fondo l'abbiamo toccato ma «la ripresa è ancora incerta», nota Marco Ceresa, numero uno di Randstad: «Proprio per questo motivo le imprese ricorreranno ancora per un po' a contratti flessibili». Come spesso accade, le realtà più piccole hanno una maggiore rapidità di reazione. Dice Rosario Rasizza, ad di Open Job, agenzia che lavora proprio con le aziende di taglia piccola e media: «Rispetto all'anno passato, le richieste di lavoro stanno aumentando circa del 30 per cento. I profili più cercati dalle pmi? Manager e professionisti in grado di “leggere” i mercati stranieri». Ma le speranze non poggiano solo sull'export. «Uno dei settori di mercato che sta dando ottimi segnali di crescita e che offre numerose opportunità d'impiego è quello delle energie rinnovabili», dice infatti Federico Vione, ad di Adecco: «Ad oggi gli occupati nel settore sono stimati in 106 mila unità, ma le previsioni delle associazioni di categoria e dei sindacati indicano circa 150 mila occupati entro il dicembre 2010». Ma quali consigli dare a chi cerca lavoro? In primo luogo, tutti giudicano Internet uno strumento insufficiente. Inutile inviare un curriculum da casa, rispondendo a un annuncio on line. Meglio uscire e andare in agenzia (o in più di una). «Spesso ti rimane in mente l'ultimo candidato che hai visto, e se il giorno dopo arriva in filiale la richiesta di un profilo coincidente il gioco è fatto. Per questo consiglio di passare in filiale almeno una volta al mese», dice Marco Ceresa. Facile a dirsi, per un giovane. Un po' meno per un cinquantenne rimasto senza lavoro. È una questione psicologica da non sottovalutare: «Noi abbiamo aperto a Milano una filiale dedicata ai cinquantenni. Non si affaccia sulla strada, come le altre, ma è un appartamento al primo piano», dice Rosario Rasizza. Sembra poco, ma aiuta a vincere pudori e timidezze. La professionalità di un lavoratore “maturo” è del resto una ricchezza, soprattutto per un'azienda piccola: «Certo, occorre dimenticarsi l'auto aziendale e gli stipendi di un tempo. E bisogna rimettersi in gioco: accettando anche, per esempio, un contratto di sei mesi». Una volta arrivati al colloquio, «l'errore peggiore è farsi trovare impreparati sulla posizione offerta e soprattutto sull'azienda», ammonisce Federico Vione: «È importante prepararsi in modo approfondito sulle aree di attività dell'azienda e sul suo business. E formulare domande precise e specifiche sul ruolo che si dovrebbe ricoprire». Un'ultima, paradossale, difficoltà: talvolta un buon curriculum è un ostacolo. Per lavori “umili” non poche imprese rifiutano le candidature di giovani ben intenzionati ma dal profilo troppo alto. «C'è una logica in questo», spiega Stefano Colli Lanzi: «Le aziende puntano a inserire in organico un lavoratore investendo su di lui sul medio-lungo termine. Chi accetta una mansione più umile di quella che il suo curriculum gli consentirebbe se ne andrà appena troverà un'offerta migliore. Ma in questo caso la flessibilità è un'arma che torna a vantaggio del lavoratore. Perché non proporsi per un progetto definito, con un contratto temporaneo?». di Alessandro Giorgiutti