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Ci sono 150mila posti di lavoro ma i candidati non si presentano

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Infermieri, muratori e farmacisti: mancano le competenze. Così la ripresa rischia di fallire

Tatiana Necchi
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di Sandro Iacometti - Il treno riparte e l'Italia rischia di restare a terra. È questo il dato che emerge dall'ultimo rapporto Excelsior realizzato in tandem da Unioncamere e dal ministero del Lavoro. I numeri complessivi parlano di un'occupazione che dà segnali di risveglio. Malgrado il saldo finale resti ancora negativo (-178mila unità), nel 2010 le imprese prevedono di assumere 20mila persone in più dell'anno passato. Uno scatto dovuto principalmente alle medie aziende più innovative e a quelle proiettate verso i mercati esteri. «La vitalità del sistema produttivo», di cui ha parlato ieri il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, si scontra però con la scarsa competitività del mercato del lavoro. Sul totale delle assunzioni previste (802mila), ben 147mila (il 26,7%) rischiano di andare a vuoto per la mancanza di personale con le qualifiche e la professionalità necessarie.  «Sono questi i dati che ci preoccupano», ha detto Maurizio Sacconi intervenendo alla presentazione del rapporto, «perché dimostrano che non abbiamo le competenze per agganciare la ripresa». I numeri, in effetti, sono impressionanti. Tra gli addetti al marketing, gli infermieri e i farmacisti, la percentuale di offerta lavorativa che resterà senza risposta arriva addirittura al 50%, mentre si aggira intorno al 40% la quota di assunzioni “difficili” nel campo dell'informatica, degli agenti di vendita e degli addetti alla logistica. Ma in generale la carenza riguarda tutte le figure professionali qualificate. Proprio quelle di cui hanno bisogno le imprese per rimettersi sui binari. «Il rapporto», ha proseguito il ministro del Welfare, «ci dice che il ritardo italiano può frenare l'internazionalizzazione e ostacolare l'attrazione dei consumatori emergenti». Nasce anche da qui, l'idea del ministro di intensificare la frequenza del rapporto Excelsior, che diventerà da subito semestrale e, successivamente, trimestrale, e di allargare il campione da 100 a 200mila imprese. «Si tratta», ha detto Sacconi, «di uno strumento essenziale per mettere orientare le politiche sul lavoro e mettere in linea domanda e offerta. Le informazioni saranno anche pubblicate su un portale Internet per dare la possibilità alle famiglie di fare le migliori scelte educative per i figli». L'obiettivo è quello di evitare che per colpa di «convenzioni sociali e scarsa conoscenza» si ingrossi l'esercito di «quei giovani-vecchi, con alle spalle carriere scolastiche tutt'altro che brillanti, che entrano tardi e male nel mondo del lavoro e sono destinati ad essere disadattati sociali». Tornando al rapporto, le cose vanno un pochino meglio nel Nord-Est e al Centro, mentre la situazione resta difficile nel Mezzogiorno. Sicilia e in Sardegna sono le due regioni dove la riduzione degli occupati sarà più marcata (-2,3 e -2,4%). La carta vincente per chi ha ingranato la marcia resta ancora una volta la flessibilità. Non soltanto quella contrattuale (i rapporti a tempo determinato sono cresciuti del 10% portandosi al 42,3% delle assunzioni complessive), quanto di impostazione del lavoro. «In sostanza», ha spiegato Dardanello, «la disponibilità dei lavoratori ad accrescere le proprie conoscenze, ad alimentare la propria creatività, ad affrontare e risolvere problemi». Continuano ad annaspare, infine, le micro-imprese. Dal miglioramento generalizzato dei saldi sono escluse le aziende con meno di 10 dipendenti che nel 2010 saranno costrette a tagliare circa 85mila posti di lavoro, il 2,5% della propria base occupazionale.

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