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Accordi più flessibili e i disoccupati calano

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Lo chiede la Bce ai Paesi con un forte disavanzo. Come l'Italia

bonfanti ilaria
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La ripresa c'è, anche se i motori delle maggiori economie mondiali arrancano quasi fossero in una stretta strada di montagna. Dopo lo stop del 2009, con il Prodotto interno lordo di Eurolandia che si è ridotto addirittura del 4%, l'anno in corso segnerà sicuramente un'inversione di tendenza. Nulla di spumeggiante però: secondo la Banca centrale europea dovremo accontentarci di un'espansione fra l'1,4 e l'1,8 per cento. A preoccupare di più, questo la Bce non lo dice esplicitamente ma non è certo un mistero, è lo stop registrato a Luglio dalla Germania, con gli ordini dell'industria manifatturiera in calo del 2,2%. Un dato inatteso: la stragrande maggioranza degli economisti scommetteva sul fatto che sarebbe stata ancora una volta  la locomotiva tedesca a trascinarsi dietro le altre economie dell'euro. Ma l'istituto di Francoforte nutre anche altre preoccupazioni. «Le condizioni nel mercato del lavoro di Eurolandia non hanno tenuto il passo con la ripresa dell'attività economica, con l'occupazione che è diminuita su base trimestrale fino al quarto trimestre del 2009 e si è stabilizzata solo nei primi tre me4si di quest'anno». Così recita il bollettino statistico pubbblicato ieri dall'Eurotower. «Nel complesso l'occupazione nell'area dell'euro ha mostrato una tenuta relativamente buona durante l'intera fase di rallentamento economico», ma gli andamenti del mercato del lavoro «hanno messo in evidenza notevoli differenze fra le diverse economie». «I mercati del lavoro dell'area non hanno tenuto il passo con la ripresa dell'attività economica». Questo spiega la difficoltà a riassorbire le vaste sacche di disoccupazione, soprattutto giovanile, che per gli under 24 è arrivata a un passo dal 30%. Da Francoforte oltre alla diagnosi arrivbano anche alcune indicazioni sulle possibili terapie. I Paesi che in passato hanno subito una perdita di competitività, o che soffrono di disavanzi di bilancio o commerciali elevati, devono adottare «profonde riforme tese a potenziare la crescita della produttività». Le misure «dovrebbero assicurare che il processo di contrattazione dei salari ne consenta un flessibile e adeguamento alle condizioni di disoccupazione e alle perdite di competitività».

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