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Il silenzio degli evasivi fiscali

Bisogna vincere la ritrosia che ci impedisce di eccepire di fronte alla disinvoltura dei furbi

Nicoletta Orlandi Posti
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di Filippo Facci La Corte dei Conti ha spiegato che i primatisti del «nero» rimangono colf, badanti, artigiani, dentisti, medici, avvocati, ristoratori e commercianti. L'Ocse ha spiegato che l'evasione italiana si colloca al terzo posto mondiale dietro a Turchia e Messico. L'Eures, infine, ha spiegato che 7 italiani su 10 vorrebbero gli evasori in carcere. Quest'ultimo punto però non mi quadra: perché io tutta questa intransigenza, confesso, non la vedo. Peraltro vivo a Milano, non in qualche angoletto del Sud che senza evasione vedrebbe chiudere molte attività: ma non la vedo lo stesso. Non la vedo perché colf e badanti e ristoratori eccetera, invero, non compongono i 3 italiani su 10 che evadono rispetto agli altri 7 che li vorrebbero in galera: compongono coloro che possono evadere perché parte degli altri 7 gli sono giocoforza complici, strizzano un occhio in cambio di uno sconto. A tenere in piedi le frotte evasori che non rilasciano scontrini e fatture, insomma, siamo per forza noi, noi che oltretutto in questo modo compiamo anche un reato. È facile godere se fanno i blitz a Cortina o se beccano un nullatenente con due Bentley: ma poi occorre vincere quella ritrosia che talvolta ci impedisce di eccepire di fronte alla disinvoltura dei furbi, davanti a un imbelle, cioè, che ci chieda «vuole la ricevuta?» come se fosse un puntiglioso capriccio e non un requisito di legge. 

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