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Filippo Facci contro Massimo Giannini: la rivoluzione banale del conduttore invisibile

Andrea Tempestini
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L'ex vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini è il prossimo conduttore di Ballarò (Raitre, 16 settembre) e ieri ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera. Giannini ama le citazioni letterarie e tempo fa iniziò un editoriale in questo modo: «C'è un tratto di surrealismo pynchoniano nella sindrome da complotto che accompagna Berlusconi. Una paranoia che ricorda “L'incanto del lotto 49”, le manie ossessive di “Oedipa Mass”, le trame oscure ordite dal “Tristero”». Questo era l'inizio dell'articolo. Ieri, invece, ha citato «Il rumore bianco» di Don De Lillo per descrivere quel chiacchiericcio politico che in genere non lascia tracce al termine di una trasmissione televisiva: e siccome di cotanto chiacchiericcio Massimo Giannini è da anni un assoluto protagonista (in tv era dappertutto, sempre) piacerebbe interrogarsi sulla sua capacità di lasciare tracce indelebili e di avanzare tesi non banali, a cominciare appunto dalla sua intervista al Corriere della Sera. Per farlo c'è un metodo tipico: consiste nel prendere un suo concetto, una sua frase, e provare a rovesciarla, immaginare cioè se avrebbe mai potuto sostenere il contrario di quello che ha detto all'intervistatore. Qui di seguito le principali frasi dell'intervista (rovesciate) con l'originale tra parentesi. Diteci voi. 1) Lasciare Repubblica dopo 28 anni non è stato un dolore («Lasciare Repubblica dopo 28 anni è stato un dolore»). 2) Carlo De Benedetti mi ha sempre chiesto di fare delle cose o di non farle, ho subito infiniti diktat («Carlo De Benedetti in tutto questo tempo non mi ha mai chiesto di fare una cosa o di non farla, non ho mai ricevuto un diktat»). 3) Giovanni Floris non è un mio amico, dalla mia bocca usciranno molte parole contro di lui («Floris è un mio amico, dalla mia bocca non uscirà una sola parola contro di lui»). 4) È giusto concepire un talkshow come uno scontro tra due curve contrapposte («Credo sia superato concepire un talk-show come uno scontro tra due curve contrapposte»). 5) È giusto contrapporre destra e sinistra e i giornalisti devono essere schierati di qua o di là, non in posizione terza («Ha senso contrapporre destra e sinistra?... i giornalisti dovrebbero essere in posizione terza, non schierati di qua o di là»). 6) Non voglio trattare i politici tutti allo stesso modo, tratterò Renzi e Berlusconi in modo diverso, la mia coscienza mi impone di adottare dei diversi metri di giudizio a seconda dei poteri («Voglio trattare tutti i politici allo stesso modo. Non considero Renzi e Berlusconi uguali, ma la mia coscienza mi impone di adottare nei confronti di tutti i poteri lo stesso metro di giudizio»). 7) Michele Santoro e Gad Lerner non sono dei maestri. Vespa non è un'istituzione, non è un professionista di grande livello, ma il mio modo di condurre sarà identico al suo («Santoro è un maestro insieme a Gad Lerner... Vespa è un'istituzione, un professionista di grande livello. Ovviamente il mio modo di condurre sarà diverso dal suo»). 8) Il mio primo impatto con Vianello e con la squadra di Raitre è stato orribile («Il mio primo impatto con Vianello e con la squadra di Raitre è stato eccellente»). Questo è tutto. Ci saprete dire quale insopprimibile «traccia» vi sarà rimasta a margine di questa imprevedibile intervista. di Filippo Facci @FilippoFacci1

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