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Elezioni, lo scenario di Saramago sugli astenuti: così riescono a fare la rivoluzione

Giovanni Ruggiero
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E se gli astenuti al voto, nel guscio di una pur fragile democrazia, influenzassero davvero le elezioni? Nel suo Saggio sulla lucidità, Josè Saramago immaginava un paese dove i cittadini- sdegnati dalla politica- mostrano l' insolita preferenza a votare scheda bianca. All' inizio i «biancosi sedizioni» toccano il 70%; e spingono il Presidente della Repubblica ad indire nuove elezioni; ma le schede bianche, alla nuove elezioni, raggiungono l' 83%. E così salta la stessa archittura dello Stato, e con essa quella dei partiti. Ora, da noi, il lucore delle coscienze all' urna sarebbe impensabile. La legge dà ragione soltanto a chi s' imbuca nella "gabina". Nonostante quello degli astensionisti, alla vigilia del voto, oggi sia il primo partito d' Italia (37%-40%) il loro non-voto non possiede legittimità democratica. Anzi, di solito, la loro silenziosa protesta si schianta contro la faccia di bronzo dei partiti che si sdilinquinscono nel proporre i soliti nomi irrorati da promesse spudorate e impossibili. Per dire. Alle Regionali sicule del 2012 andò a votare il 47,5%, Crocetta fu issato al trono dal 30,5% degli aventi diritto: il voto soltanto di un siciliano su otto. E gli astenuti che snobbarono Crocetta pur intravedendovi l' apocalisse, non poterono fare altro che subirlo. Idem per le elezioni calabresi del 2014 (43%) o per le emiliano-romagnole (38%). Rispetto alla partecipazione di massa al voto, oltre il 96% degli anni 60, l' Italia, vuoi per indifferenza vuoi per avversione, è oggi in Europa il Paese con il maggior tasso d' astensionismo, dove «la maggioranza silente diventa inevitabilmente minoranza». OLIGARCHIE DI POTERE Ma, per tornare a Saramago, in un' ipotesi metaletteraria, c' è chi - Massimo Ciullo, avvocato, primo candidato sindaco in Puglia per la Lega, sul sito Barbadillo- immagina un modo per dare densità giuridica all' astensionismo. «Se alle elezioni politiche ed amministrative non si raggiungesse il quorum del 50% più uno (come avviene per i referendum abrogativi, ndr) le elezioni non dovrebbero essere valide e andrebbero ripetute», suggerisce evocando il precedente della legge elettorale francese del 1919. Continua Ciullo: «Il continuo ritorno al voto in caso di non raggiungimento del quorum, costringerebbe i vecchi partiti a rinnovarsi con figure che possano effettivamente raccogliere la fiducia e il consenso dei cittadini ormai stanchi e lontani dalle istituzioni, ed altresì indurrebbe i non votanti a trovare stimolo nell' organizzare nuovi movimenti politici non legatI alle oligarchie di potere». Senza considerare che nessun peone parlamentare, con lo spettro del ritorno alle urne (specie ora che sono spariti i finanziamenti pubblici e ciascuno deve metter mano al portfogli), rischierebbe più di infinocchiare i propri potenziali elettori. Ovviamente, per fare tutto ciò, bisognerebbe ricorrere al complicato procedimento di revisione costituzionale dell' art 138, ma non è impossibile, e si è fatto di peggio. «L' idea è affascinante», commenta Giovanni Guzzetta, docente di diritto pubblico: «la cosa migliore sarebbe che politici e cittadini avessero un sussulto di responsabilità, ma qua siamo alla paralisi istituzionale. Ma allora, perché non copiare il sistema tedesco che consente di associare il finanziamento dei partiti ai votanti: se io partito prendo il 20% prenderò finanziamenti non a pioggia ma sulla base dei miei risultati, così mi rendo conto dell' appeal dei miei candidati e dei miei programmi?...». Michele Ainis, pregiato costituzionalista, annuisce. E, per impedire che le elezioni diventino un immenso, surreale, comizio di Cetto Laqualunque, suggerisce di «canalizzare il sentimento d' avversione degli astenuti che sommerge le istituzioni», e propone di legare i seggi parlamentari ai votanti. E spiega: «Se io ho 1000 parlamentari da eleggere, e se va a votare il 60% io lascio vacanti il 40% dei posti, quindi avrò un Parlamento di 600 eletti, automaticamente. Questo risolverebbe da solo il più annoso dei problemi , quello sulla riduzione dei parlamentari che ci insegue da tanti anni. E, la risolveremmo aumentando la qualità degli eletti». Sembra una soluzione da Uomo Qualunque , il partito di Giannini degli anni 40. «Infatti l' ho accennato mi hanno dato del qualunquista. Però, è una soluzione che è stata sperimentata nella Germania prenazista, dove il sistema funzionava con un seggio ogni X votanti; e quindi la posizione del Bundestag era a fisarmonica...». Allora l' azione dei partiti era limitata dalla reale forza del loro impegno e della loro promesse. Poi, certo, è spuntato Hitler e ha incasinato tutto. IL CASO FRANCESE Aggiunge Francesco Clementi, prof di diritto pubblico comparato e anima delle riforme (fallite) renziane: «Un altro modo meno cruento per mitigare l' astensione è l' idea di Costantino Mortati e Robert Dahl, quella di aprire i luoghi delle politica al popolo; per esempio facendo funzionare gli strumenti di democrazia partecipativa come le leggi di iniziativa popolare o i referendum abrogativi, che, pur previsti, non funzionano. Oppure dovremmo fare come in Francia dove nel 2000-2001 hanno elaborato una riforma che rafforza la "democrazia d' investitura" dove prima si fanno le presidenziali, poi le politiche a distanza di un mese». Continua Clementi: «E in quel mese, in Franci, banalmente, il voto sul presidente diventa emotivamente il voto per l' assemblea come è succeso per Macron. Da noi, senz complicarsi la vita, basterebbe semplicemente togliere la fiducia al Senato: e qualsiasi elezione sarebbe potenzialmente in grado di costruire la maggoranza, una riforma chiarissima: e avremmo effetto di partecipazione avvincente che oggi l' elettore non vede». Insomma, ogni studioso avrebbe già proposto- anche ufficialmente- la propria ricetta per poter consentire che lo sdegno degli elettori dia forza d' urto istituzionale al non -voto; impedendo, inoltre, il formarsi di forze anti-sistema che, nel giro di una legislatura, diventano forze di sistema. Ma ogni refolo di cambiamento istituzionale rimane curiosamente inascoltato, o scambiato per una boutade giornalistica. «Puoi ingannare tutti per poco tempo, o qualcuno per tanto tempo, ma non puoi ingannare tutti per tanto tempo», diceva Lincoln brandendo la sua Costituzione. Non era mai stato in Italia... di Francesco Specchia

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