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Vittorio Feltri, la verità dolorosa del direttore: "La tua donna ti ha messo le corna? Dispiace, ma..."

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Gino Coala
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Estate, vacanze, tempo di amori e di tradimenti. Con la lettera di Filiberto B. iniziamo a ospitare le storie di corna di voi lettori. Inviateci dunque le vostre esperienze, i vostri colpi di testa, i vostri tormenti e pentimenti. Scrivete di un tradimento fatto o patito o confessate quello che non avete mai avuto il coraggio di dire nemmeno a un amico. Saremo lieti di ricevere e pubblicare le vostre testimonianze. Caro direttore, mi rivolgo a lei non solo per disperazione, ma anche perché mi ispira fiducia, ha l'età giusta per capire e non stupirsi per le mie ambasce, che ultimamente mi hanno tolto la serenità. Ho 46 anni e da venti sono sposato con una insegnante di tre anni più giovane. Si chiama Elisa. È una donna piacente, tutt'altro che sfiorita e abbastanza elegante. Io sono ingegnere e non ho - non abbiamo - problemi economici. Ho due figlie adolescenti che hanno più confidenza con la madre che con me. Ciò mi pare normale. La mia sensazione è che loro, tra donne, abbiano stabilito un rapporto molto stretto teso ad escludermi o almeno a emarginarmi. Parlottano, sussurrano, ammiccano. E quando cerco di intrufolarmi nei conversati che improvvisano, ammutoliscono. Mi chiamano papi, il che mi innervosisce e mi fa sentire più un orsacchiotto che un genitore. Ma queste sono sciocchezze. Il problema è un altro. Una sera Elisa si è recata in bagno per farsi la doccia, mentre le ragazze erano in camera e ridacchiavano. Mia moglie aveva dimenticato il cellulare sul tavolino in salotto e non ho saputo resistere dal compulsarlo. Così, col cuore che andava a mille, ho scoperto che lei aveva un altro col quale si messaggiava usando parole e toni inequivocabili. Ero cornuto. Allorché Elisa uscì dal bagno in accappatoio e si sedette accanto a me sul divano, non fiatai. Ero sconvolto. Lei si accorse che ero di cattivo umore e mi domandò: che hai Filiberto? Risposi nel modo più cretino: ho mal di testa. Si alzò e mi porse una tachipirina con un bicchiere d'acqua. Ingurgitai e andai a letto fingendo di dormire. In realtà pensavo a questa zoccola maledetta che mi tradiva senza che me ne accorgessi. Ero stato impegnato nel lavoro e non facevo caso alla sua indifferenza. Facevamo l'amore ogni morte di vescovo e male, con degli automatismi privi di erotismo e di desiderio. Avrei dovuto rendermi conto che qualcosa si era spezzato. Invece tiravo avanti, nessuna emozione né positiva né negativa. Mentre mi giravo e rigiravo sul materasso ebbi la tentazione di andarmene di casa. Rimandai la decisione. Ora non so se dirle, e come, di averla beccata in fallo. Sono inquieto e incazzato. In famiglia si è creata una atmosfera brutta e invivibile. Le ho scritto questa lettera di getto per avere un suo parere sulla vicenda. Cosa mi consiglia di fare? Cerco di ricucire ripartendo da zero o la mando al diavolo? Da una parte non mi va di sfasciare tutto, dall'altra non sopporto la situazione. Al mio posto come si comporterebbe? di Filiberto Caro Filiberto, la ringrazio intanto di essere un nostro lettore. La storia che mi ha raccontato è paradigmatica delle situazioni più diffuse nelle nostre famiglie. La prego di non sentirsi diverso dai mariti italiani, direi mondiali. Il che non le impedirà di agire poi come meglio crede. Il fatto che mi chieda una opinione sulla sua vicenda, mi autorizza a scrivere ciò che penso. Sono persuaso che non si debba drammatizzare se la moglie si distrae, dopo anni di matrimonio, e le capita di incontrare una persona che la attrae di più del marito. L'abitudine che si instaura tra coniugi porta inevitabilmente alla noia, alla mancanza di desiderio e quindi alla ricerca di un diversivo eccitante. Succede spesso che la coppia sia afflitta dalla stanchezza e mi pare ovvio che uno dei due, anzi, entrambi cerchino di sentirsi vivi fuori dalle mura domestiche. Di norma nessuno confessa le proprie scappatelle imbarazzanti, ma quasi tutti le fanno, e bisogna tollerarle (entro certi limiti). Vado giù piatto. Disfare una unione armonica per un paio di corna è un esercizio autolesionistico. La virtù di uno sposo o di una sposa non risiede dalla cintola in giù. Cioè nelle mutande, ma dalla cintola in su. Senza comprensione e senza tolleranza non si regge a lungo una vita famigliare. Conviene chiudere un occhio, meglio entrambi, e tentare di trasformare il matrimonio in una sorta di società di mutuo soccorso. L'attrazione sessuale passa, l'amore amministrato con intelligenza no. Tra marito e moglie è opportuno si solidifichi una alleanza basata sulla gestione della famiglia. Non sarà una scopata extra a sfasciarla. Bisogna imparare a considerare i nostri coniugi deboli di carne come lo siamo noi e a non giudicarli peggiori se fanno le nostre stesse sciocchezze. Maschi e femmine sono pari anche in materia di corna, dato che se io tradisco (termine sbagliato, è preferibile diversifico) lo faccio con una donna che a sua volta tradisce (o diversifica). Le fuitine pertanto non sono mai dispari. Questo è un assioma statistico. Infine, caro Filiberto, vorrei chiederle: ma lei è stato fedele alla sua metà o le è capitato di sgarrare? Propendo per la seconda ipotesi. Per cui non condanni la moglie per un peccato che ha commesso pure lei. Sarebbe ingiusto oltre che ridicolo. Le dia tutto quello che ha e le faccia capire che la ama a prescindere dalle comuni esigenze erotiche, che sono marginali, comunque non fondamentali per dividere la vostra esistenza. Lei eviti di cercare la felicità, si accontenti della pace. Mi auguro di averla convinta se non altro a non vendicarsi. Chi divorzia rischia di cenare alla Caritas. E di trascorrere le serate in solitudine guardando la luna e le stelle, bello spettacolo, ma triste. di Vittorio Feltri

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