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Pansa: Forconi di ferro e partiti di latta

Giampaolo Pansa

La crisi economica ha partorito un movimento con idee poco chiare e leader improvvisati. La sua popolarità è dovuta solo agli errori di un sistema politico sempre più fragile e timoroso

Giulio Bucchi
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Su questa faccenda dei forconi bisogna avere il coraggio di dire qualche verità che di solito viene dimenticata. Il fenomeno del forconismo sembra un secondo flagello di Attila, mentre non mi pare che ci siano dei barbari alle nostre porte. Si sono messi insieme scoppi d'ira diversi, generati dalla pesante depressione economica che tocca l'Italia come altri paesi europei. Ma da noi il forconismo sta avendo qualche momento di popolarità, soprattutto perché ha colto di sorpresa un sistema politico sempre più fragile e impaurito.  Che cosa sarebbe accaduto in altri momenti della nostra storia? La risposta è quasi banale. I capi della rivolta, ammesso che ne esistano, sarebbero già finiti in carcere. Mentre la loro truppa non avrebbe avuto la possibilità di bloccare autostrade, strade, aree cittadine, e far chiudere negozi e uffici. Al tempo stesso, sarebbe stato scoperto il bluff di una finta insurrezione guidata da finti leader.  Ma i forconi hanno dei leader? In tivù abbiamo visto un certo Mariano Ferro, siciliano, che veniva presentato come un grande capo. Aveva la faccia dell'onesto coltivatore diretto, con un berrettino a visiera che recava il simbolo del suo movimento. Non sapeva neppure parlare in un italiano corretto. Ci ha spiegato che per ora a Roma si limiteranno a fare dei «presidi statici». In seguito, forse, faranno la loro marcia sulla capitale.    Leggi il Bestiario integrale di Giampaolo Pansa su Libero in edicola domenica 15 dicembre  

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