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Se il ritocchino è sbagliato

pagati i danni da depressione

Silvia Tironi
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Ti rifaiper sentirti più bello. Ma quando il ritocchino non va a buon fine, e tu tisenti più brutto e imperfetto di prima, ecco che la depressione post-interventoti butta ancora più giù. Perché tutto diventa ancora più nero, più cupo, maledettamentepiù difficile. Ma ecco che interviene la Cassazione: la depressione dovuta all'interventodi chirurgia estetica andato male deve essere ripagata. Scrivono gli ermellini:“Non si può non tenere in considerazione la presenza di un turbamento gravedovuto alle cicatrici deturpanti, conseguenza di un intervento di ritoccoriuscito male”. Applicando questo principio, la terza sezione civile (sentenza18805) ha accolto il ricorso di una indossatrice lombarda, Selvaggia B., cheall'età di 20 anni aveva deciso di rivolgersi ad un chirurgo plastico per unintervento di ingrandimento del seno, per la liposuzione delle cosce e per unarinoplastica. Il primo degli interventi però, si legge nella sentenza, avevadato risultati negativi e così la ragazza si era ritrovata, appunto, con “cicatricideturpanti” che nemmeno due successivi interventi riparatori erano riusciti acancellare. La Corted'Appello di Milano, nel 2003, in parziale riforma della sentenza di primo grado cheaveva riconosciuto all'indossatrice un risarcimento danni pari a circa 120milaeuro, le aveva riconosciuto altri 15mila euro in risarcimento dei dannipatrimoniali e 5.800 euro come rimborso dei costi dell'intervento chirurgicoriparatore. La condanna era stata inflitta sia al chirurgo estetico sia allaclinica San Carlo di Paderno Dugnano dove era avvenuta l'operazione. Ma ilrisarcimento non era sembrato equo alla ‘vittima', in quanto a detta sua nonteneva conto dei danni “non fisici”, vale a dire dei danni alla vita direlazione inclusi “i gravi turbamenti della sfera affettiva e sessuale”. Da quiil ricorso in Cassazione, che le ha dato ragione. Secondo piazza Cavour,infatti, “la presenza di cicatrici deturpanti non può considerarsi nonfunzionale allorché vengano in considerazione l'estetica e la sfera sessualedella persona”. Selvaggia, infatti, dopo i ritocchi sbagliati era caduta in unostato di depressione e per la Suprema Corte “il fatto stesso che si debba ricorrere ad unapsicoterapia manifesta la presenza di un turbamento grave” che un giudice, nelcaso di una causa di risarcimento danni non può ignorare.

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