"Mi sembrava un libro di uno storico quell’ordinanza del tribunale di Bologna. Come al solito esondano da quelle che io credo essere prerogative e facoltà dei giudici. Andremo fino in fondo e vedremo chi avrà ragione", ha detto a LaPresse Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia, commentando il rinvio alla Corte europea del decreto Paesi sicuri. "Avete interpretato l’esempio citato sulla Germania nazista paese sicuro come una provocazione?", viene quindi chiesto a Delmastro domandando che tipo di interlocuzione si stesse instaurando tra governo e magistratura. Il sottosegretario: "Il fatto stesso che in Italia ci si possa legittimamente chiedere se ciò che è scritto in una sentenza sia o meno una provocazione mi pare che qualifichi già. Quindi la risposta gliel’ho già data".
Momenti di tensione alla fiera di Roma Più Libri Più Liberi che hanno visto protagonista il nostro cronista Daniele Dell’Orco che è stato spintonato e minacciato. In sottofondo, si sente il coro "Bella Ciao" intonato da alcune persone.
Video a cura di Daniele Dell'Orco
I manifestanti presenti a Più libri più liberi, la fiera che si sta svolgendo a Roma, hanno intonato il canto antifascista "Bella Ciao".
Video a cura di Daniele Dell'Orco
I manifestanti che si sono presentati alla fiera di Roma Più libri più liberi hanno gridato insieme: "Ora e sempre resistenza".
Video a cura di Daniele Dell'Orco
La parola della settimana è libertà — e la cronaca dimostra quanto in Italia il termine venga spesso invocato per escludere invece che includere. Dalla lista di intellettuali che tenta di estromettere la casa editrice “Passaggio al Bosco” dalla fiera Più Libri Più Liberi, alle reazioni isteriche dopo l’assalto di Askatasuna alla redazione della Stampa, Senaldi ricostruisce una settimana in cui la sinistra culturale e politica ha mostrato tutta la fragilità del proprio rapporto con il pluralismo.
Nell’episodio si intrecciano casi e protagonisti che, per motivi diversi, rivelano lo stesso schema: l’Albanese che giustifica la violenza finché non tocca la sua parte, sindacati che parlano di “rivolta sociale” salvo poi stupirsi se qualcuno passa dalle parole ai fatti, firme come Augias che predicano libertà ma firmano liste di proscrizione. Il risultato è un Paese in cui la libertà di espressione è difesa solo quando è la nostra, e combattuta quando appartiene agli altri. Senaldi mette ordine nel caos e mostra il paradosso con cui l’Italia continua a fare i conti: un Paese che cita Gaber ma applica la libertà a targhe alterne.