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Influenza suina, borse asiatiche in tilt

L'Italia prepara 40 milioni di antivirali

Silvia Tironi
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L'influenza da suini continua ad estendersi e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso ieri sera di alzare il livello di allerta del rischio pandemia dalla fase tre alla fase quattro, a due scalini dal livello massimo di sei. La conta delle vittime messicane del virus influenzale A-H1N1 è salita a 152, tuttavia fonti governative del paese centramericano rivelano che il tasso di mortalità è calato  nelle ultime ore, dunque la fase acuta dell'epidemia dovrebbe essere passata. Intanto l'allarme nel mondo cresce e nessun paese sembra più immune dal rischio. Infezioni conclamate sono state trovate in Gran Bretagna (2 casi in Scozia), in Canada (6 casi certi, 10-12 sospetti), in Spagna (un caso sicuro, oltre 26 probabili), negli stati Uniti (44) ed in Isralele (1). Ma sono ormai innumerevoli i Paesi con casi che destano seri sospetti: Australia 17, Cile 8, Colombia 9, Danimarca 5, Francia 1, Irlanda 3, Israele 1, Nuova Zelanda 66, Corea del Sud 1, Svezia 5, Svizzera 5. In Italia, invece, al momento il virus non è riuscito a penetrare. Da quando è scattato l'allarme globale, cinque viaggiatori italiani "sospetti" rientrati dal Messico si sono sottoposti ai test, tutti con esito negativo per linfluenza suina. Le borse di Asia e Pacifico isono in flessione per la paura di una diffusione dell'influenza da suini con conseguenti ripercussioni sull'economia globale. In negativo le compagnie aeree, in rialzo invece i farmaceutici.  I farmaci in Italia- «Abbiamo incaricato l'Istituto farmaceutico militare di Firenze di incapsulare 30 milioni di dosi di farmaci antivirali», per essere pronti all'eventualità che l'epidemia di febbre suina scoppiata in Messico arrivi anche in Italia. Lo annuncia il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, intervistato da Maurizio Belpietro su Canale 5 durante la rubrica Panorama del giorno. Il sottosegretario ricorda che «in tutto abbiamo a disposizione 40 milioni di dosi di antivirali, per trattare 4 milioni di cittadini». Ma di questi 40 milioni, precisa, «10 milioni di dosi erano già pronte, mentre 30 milioni erano ancora da confezionare in capsule. Una decisione giustissima presa dal Governo precedente - puntualizza Fazio - e legata al fatto che il principio attivo» ingrediente base di queste 30 milioni di dosi, «in polvere ha una durata media di 10 anni, mentre in capsule di soli tre anni. Pertanto, se il prodotto fosse stato acquistato già in capsule due anni fa, sarebbe scaduto tra un anno». Perciò «adesso abbiamo incaricato l'Istituto farmaceutico militare di Firenze di procedere all'incapsulamento», spiega. «Se anche dovesse arrivare la pandemia - aggiunge il sottosegretario - non ci aspettiamo certo di avere immediatamente 4 milioni di italiani infetti. Sarà un fenomeno progressivo. Con l'Istituto superiore di sanità sono state fatte delle simulazioni per capire in quanto tempo e come» un'infezione potrebbe evolvere, e «anche in base a queste simulazioni sono stati fatti gli acquisti».

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