Il Garante: intercettazioni
anomalia tutta italiana
Roma - Il Garante parla di intercettazioni. Nella sua relazione annuale al Parlamento Francesco Pizzetti, parlando della pubblicazione delle intercettazioni ammette: «Troppo frequentemente in questi anni le informazioni raccolte durante le indagini sono state oggetto di pubblicazione e di diffusione al di fuori dei processi. Fenomeno questo che, nella misura e nei modi in cui in molti casi è avvenuto, ha costituito e costituisce indubbiamente una anomalia tutta italiana». Questo fenomeno avviene, prosegue il Garante, in «un Paese che vuole tutto sapere e tutto conoscere, ma nel quale è purtroppo tuttora irrisolto il cortocircuito tra le ragioni della giustizia, dell'informazione e della tutela della riservatezza». Il nodo cruciale, sul fronte della privacy, sono soprattutto le questioni legate alle intercettazioni telefoniche, all'uso dei tabulati di traffico telefonico e telematico, ai molti e diversi materiali che possono essere acquisiti nel corso delle attività investigative o utilizzati nei processi penali. « Un primo nodo vero è se e fino a che punto sia giusto che notizie acquisite nel corso d'indagini giudiziarie possano essere rese pubbliche al di fuori del processo, e spesso prima ancora che il processo inizi. Non bisogna dimenticare che le intercettazioni, così come in genere l'uso dei dati di traffico telematico sono, oltre che uno strumento di indagine, anche una delle forme più invasive della nostra sfera personale. Infatti esse incidono pesantemente su quella libertà di comunicazione che l'articolo 15 della nostra Costituzione considera un diritto fondamentale, comprimibile solo con atto motivato dell'autorità giudiziaria e con le garanzie stabilite dalla legge». Francesco Pizzetti ha poi lanciato l'allarme sulla situazione degli uffici giudiziari: «Le verifiche svolte al Tribunale di Roma, anche se circoscritte alle Sezioni civili e del lavoro, ci hanno confermato che la protezione dei dati negli uffici giudiziari è ancora quasi all'anno zero». Da qui gli interventi del garante che chiede protezione per i dati e risorse per la tutela effettiva dei diritti dei cittadini. «La nostra Autorità - spiega ancora Pizzetti - si è misurata più volte col tema della giustizia. Il primo aspetto che ci interessa da vicino è se e come sono protetti negli uffici giudiziari e da parte di tutti gli operatori della giustizia, i dati dei cittadini. Si pensi a quanti dati delicati e sensibili possono essere contenuti in una causa di separazione o in una controversia ereditaria o in un'azione di interdizione o in una causa di lavoro. Per non parlare poi dei dati raccolti nelle indagini giudiziarie o trattati nei processi penali». Sempre in tema di giustizia il presidente segnala il provvedimento adottato da pochi giorni «che mette ordine in uno dei settori più delicati delle attività processuali: quello degli ausiliari e dei periti del giudice». Qui a suo avviso «occorrono regole precise sui temi di conservazione; sulle modalità con le quali devono essere conservati o distrutti; sui casi e i modi in cui è lecito incrociare fra loro informazioni raccolte in attività peritali diverse e su delega di autorità giudiziarie differenti». Auspica quindi che questo provvedimento «insieme al codice deontologico di imminente approvazione sulle investigazioni difensive possa portare ordine in quella che sinora è stata una zona franca priva di regole». Infine un monito per i giornalisti e per tutti gli operatori del mondo dell'informazione: «L'eventuale pubblicazione del loro contenuto da parte dei media trova fondamento esclusivamente nel diritto, parimenti costituzionalmente garantito, di cronaca e di informazione. Questo significa -ammonisce Pizzetti- che si devono sempre pienamente rispettare le regole del codice deontologico dei giornalisti; che le informazioni non devono essere state raccolte illegittimamente o con raggiri; che il giornalista deve valutare sempre se sussiste un effettivo interesse della pubblica opinione a conoscere; che occorre sempre aver cura di salvaguardare la dignità delle persone; che le persone pubbliche hanno sì una tutela attenuata ma hanno comunque diritto al rispetto della loro vita strettamente privata».