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Immigrati, Fini: è immorale

respingere i clandestini

Dario Mazzocchi
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In Spagna tutta l'attenzione politica è per Gianfranco Fini. Il presidente della Camera si trova nel Paese iberico da ieri, quando aveva garantito che il governo non corre alcun rischio di cadere perché può contare su una maggioranza solida. Oggi invece ha parlato di immigrazione nel corso di un forum con il quotidiano El Mundo. Legge e ordine da una parte, ma anche attenzione a non creare intolleranza. Controllo rigoroso - “Investire oggi su politiche per l'immigrazione significa avere un vantaggio domani rispetto a quella che si annuncia come un'invasione”, ha dichiarato Fini. Occorre quindi “un rigoroso controllo nazionale per la sussistenza dei requisiti per chiedere asilo”. Ma allo stesso tempo “sarebbe immorale dire subito ‘sei un clandestino e ti rimando al tuo paese'. In alcuni casi, questa sarebbe una condanna a morte per quelle persone”. "Rifugiato non può essere clandestino" - Sono parole misurate quelle del presidente di Montecitorio: “I rifugiati non possono essere automaticamente equiparati ai clandestini”. Perché questa equiparazione automatica “farebbe meno la dignità della persona umana”. E se dunque è necessario “distinguere tra immigrazione regolare e clandestina”, serve anche ricordare a tutti che prima c'è l'uomo, poi l'immigrato. “Non è accettabile – sono state le parole di Fini – che venga messa in secondo piano la dignità della persona rispetto alla condizione di legalità o meno del proprio status”. "Berlusconi ha cambiato la storia italiana" - E sempre come ieri, Fini è tornato a parlare del suo rapporto con Berlusconi e di come la discesa in campo del Cavaliere abbia rappresentato un momento in cui “è cambiata la storia italiana”. “Si è passati da una democrazia bloccata a una democrazia dell'alternanza”. Fini ha ricordato in particolare le elezioni comunali del 1993, quando era candidato a sindaco di Roma per il Movimento sociale. “Ero segretario di un partito che aveva il 4-5%. Arrivai al ballottaggio con Rutelli, il candidato della sinistra, e Berlusconi, che allora era imprenditore, disse che a Roma avrebbe votato per me. Io persi con il 47%, ma da lì è cambiata la storia italiana”. Il futuro senza il Cavaliere difficile da pensare - Solo ad una domanda non ha risposto: quale sarà il futuro dell'Italia dopo Berlusconi? “È impossibile dirlo”, ha replicato Fini, lieto che in questi anni “l'Italia sia uscita da una democrazia bloccata entrando nella democrazia dell'alternanza”, grazie all'alleanza tra i due. “Berlusconi ed io abbiamo camminato sulla stessa strada, anche se con valutazioni diverse”. Ma la storia è comunque cambiata.

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