Bersani fa il nostalgico
"Meglio Berlinguer di Craxi"
Lui non è morbido come Franceschini e il suo Partito democratico dovrà essere di sinistra, altrimenti non si metterebbe nemmeno a farne il segretario. Parola di Pierluigi Bersani, che nel corso di un forum sulla piattaforma televisiva di Repubblica torna alla carica il giorno dopo il discorso con il quale Dario Franceschini ha aperto la sua campagna per le primarie. Tutti contro Silvio - I due anno poco in comune, eccezion fatta per Silvio Berlusconi: “Il nostro presidente del Consiglio le scosse se le è date da sè, e la cosa ha portato problemi anche a livello internazionale”, ha commentato l'ex ministro che non nega che il partito non si è fatto trovare pronto per quelle scosse che Massimo D'Alema aveva previsto. “Nelle ultime elezioni effettivamente c'è stata una battuta d'arresto della spinta propulsiva del governo”, ha affermato, “ma è anche vero che il consenso si stacca, come la mela dal ramo, quando c'è qualcuno pronto a raccoglierlo”. Evidentemente il Pd dormiva. "A Craxi preferisco Berlinguer" - Messo da parte il discorso Cavaliere, è entrato a gamba un po' tesa sull'avversario interno. Prima una stoccatina alla riabilitazione di Craxi da parte di Veltroni, il cui fantasma sembrava essere apparso all'acquario romano mentre Franceschini esponeva il suo programma: “Se parliamo di emozioni, allora dico Berlinguer mi commuove, Craxi un pò meno”. Bersani ha sostenuto che bisogna riferirsi alle radici storiche dei popolari e dei socialisti, evitando invece gli ultimi 20 anni di storia politica: “I Ds, la Margherita, il compromesso storico: i giovani non si appassionano a queste vicende. Andiamo invece all'esordio delle grandi culture cattoliche e socialiste che hanno dato luogo alle grande formazioni politiche popolari”. "Recuperiamo i ceti popolari" - Dopo averlo accerchiato, è passatto all'obiettivo centrale: “Quando sento Franceschini dice che vuole un partito radicato, e chi vorrebbe un partito sradicato? Il problema non è il titolo del tema ma lo svolgimento. Primo punto di discontinuità è che, secondo me, siamo stati troppo post. Ci serve un profilo più netto. Perchè il berlusconismo è un'ideologia che corre”. “Se vogliamo fare un partito popolare – ha proseguito - dobbiamo recuperare il rapporto coi ceti popolari”. Il prossimo Pd deve essere a vocazione maggioritaria, ma Bersani non esclude che possa incamminarsi sulla strada per il governo accompagnato da qualcun altro: “Io non butto via la vocazione maggioritaria ma il Pd deve avere un progetto a tutto tondo per l'Italia e deve caricarsi la responsabilità di organizzare il campo dell'alternativa, costruire un sistema di alleanze”. "Grillo non può arrivare con il piccone in mano" - Se il Pd deve essere aperto a nuove amicizie, allora perché ha escluso Beppe Grillo per la corsa alla segreteria? “Grillo – è stata la risposta di Bersani - ha presentato alle ultime amministrative liste contro di noi in una trentina di comuni. Poi il giorno dopo si presenta e chiede l'iscrizione per candidarsi. Noi abbiamo una regola: che chi guida partiti e liste contro di noi non può candidarsi. Questo ci tutela anche da fatto che un naziskin possa venire a candidarsi”. Non si butta via niente, comunque. Perché Bersani ha ammesso di essere interessato dal mondo di Grillo (“c'è pulsione democratica e civismo)”, ma “non si può venire in questo partito buttando giù il portone e venendoci con il piccone in mano. Altrimenti facciamo un piacere a Berlusconi”.