I russi si ritirano dalla Georgia
Missili contro Tibilisi
Tibilisi - Gli Usa tengono gli occhi puntati sulla Russia. Secondo quanto riportato sul “New York Times”, i militari di Mosca stanno disponendo basi di lancio per missili a corto raggio nell'Ossezia del Sud, e li stanno puntando dritti sulla capitale georgiana di Tibilisi. . I russi, spiega il giornale newyorkese, hanno dispiegato i missili SS-21 venerdì, cioè un giorno prima che il presidente Dmitry Medvedev firmasse il cessate il fuoco. Alle dichiarazioni del segretario generale della Nato su un uso sproporzionato della forza russa in Georgia, risponde un irritato Dmitri Rogozin, rappresentante russo presso l'Alleanza atlantica: “Propositi poco seri ed inaccettabili”. Mosca “rivedrà le sue relazioni con la Nato” proprio a causa di quelle dichiarazioni “poco serie, tanto più da parte di un'organizzazione che ha usato la forza in modo assolutamente sproporzionato contro la popolazione civile, soprattutto nel quadro del conflitto del 1999 in Iugoslavia”, ha detto Rogozin in un'intervista al quotidiano ufficiale “Rossiskaia Gazeta”. E nel frattempo cambiano i toni del Presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che se fino a qualche giorno fa definiva i russi “barbari del 21esimo secolo, saccheggiatori e ladri che praticano la pulizia etnica”, ora, invece, afferma l'importanza di costruire un rapporto con Mosca: “Dopo il ritiro delle truppe russe dalla Georgia, dovremo pensare seriamente alla ricerca di una forma di rapporto fra i due Paesi, perchè i nostri popoli non si sono voltati le spalle per sempre. Bisogna iniziare a riflettere per evitare un divorzio definitivo con Mosca”, afferma Saakashvili. L'invito parrebbe essere stato accolto dal Presidente russo Dimitri Medvedev, che, nel corso di un colloquio telefonico con Nicolas Sarkozy, ha annunciato che il ritiro delle forze armate russe comincerà oggi a mezzogiorno. Dice la sua anche Eduard Kokoity, autoproclamatosi presidente della repubblica separatista georgiana filo-russa dell'Ossezia del Sud. Kokoity ha destituito domenica sera il suo governo e ha proclamato lo stato di emergenza nella regione. Il neo- presidente afferma di aver firmato tre decreti: uno sulle dimissioni del governo, uno sulla proclamazione dello stato di emergenza in Ossezia del Sud e il terzo sulla creazione di una commissione incaricata di ristabilire una situazione di normalità fra la popolazione. Il presidente sudosseto ha in particolare rimproverato ai suoi ministri la pessima gestione della crisi umanitaria a seguito dell'attacco georgiano e la lentezza nella distribuzione degli aiuti alla popolazione, sottolineando la necessità di lavorare per il popolo e non per i personali interessi.