Banda larga, stop ai fondi
congelati 800 milioni
La speranza di superare il divario digitale italiano muore dopo le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta che ha annunciato il congelamento dell'atteso ‘piano Romani' per portare la banda larga al 96% della popolazione entro il 2012. L'investimento previsto dal Governo – come aveva spegati il viceministro per lo Sviluppo con delega alle comunicazioni Paolo Romani, nel 2008 alla presentazione del piano – avrebbe dovuto contare su risorse per quasi 1.5 milioni di euro, con una serie d'interventi mirati a ‘bonificare' l'attuale stato della rete italiana e garantire la connessione a banda larga, in tutto il Paese, in soli quattro anni. Nel progetto originale era prevista una copertura totale del territorio (forse utopica) da realizzare con un mix di tecnologie per raggiungere risultati precisi: la fibra ottica per il 95,6% degli italiani, una velocità di connessione tra i 2 ai 20 megabit (a seconda delle aree interessate) e una copertura wireless per i luoghi con scarsa densità di popolazione e infrastrutture. Un piano ambizioso, al punto da essere definito a giugno dal AD di Telecom Franco Bernabè “un progetto strategico per l'intera economia italiana”. E adesso? Che cosa è cambiato dal roboante clamore suscitato dalla possibile rivoluzione digitale italiana? Perché sono stati congelati gli 800 milioni di euro necessari per il primo intervento? Come risposta, oramai buona per ogni stagione, la colpa è stata data alla crisi economica, con la promessa formale che quando l'emergenza sarà superata i fondi saranno sbloccati e investiti in nuove tecnologie. Eppure, proprio per fronteggiare la crisi, nel resto d'Europa si investe nello sviluppo della rete. Secondo l'Unione Europea, infatti, la banda larga è in grado di offrire un milione di posti di lavoro e una crescita economica stimata a 850 miliardi di euro. È ovvio che questo discorso però non interessa l'Italia, visto che gli 800 milioni del fondo congelato erano anche gli unici soldi assegnati dal governo per la banda larga. Carlotta Clerici