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Nel computer di Brenda

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i provini per i ricatti

Silvia Tironi
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di Roberta Catania - Video molto brevi, una sorta di “promo” di presentazione. Ecco alcuni dei file apparsi ieri davanti agli occhi degli inquirenti che stanno analizzando il computer di Brenda, il trans morto misteriosamente il 20 novembre scorso e legato allo scandalo che un mese fa ha travolto Piero Marrazzo.  Filmini girati con i clienti, o con qualche collega. I volti non si distinguono perfettamente ed è presto per pensare di poter identificare qualcuno. Comunque si parla di diversi file della durata di un paio di minuti, sul genere di quello del video-ricatto all'ex governatore del Lazio, e che potevano  servire a diversi scopi. La prima ipotesi è che il 32enne brasiliano avesse messo in piedi una “fabbrica del ricatto”, una serie di pellicole dalle quali ritagliare l'essenziale per convincere l'interessato che fosse più indolore dargli dei soldi piuttosto che rendere pubbliche quelle immagini. D'altro canto, però, c'è la possibilità che i co-protagonisti delle riprese hard fossero consenzienti, che si duplicassero una copia del film per uso personale e  che quella originale, rimasta al trans, servisse solo per farsi pubblicità nell'ambiente e mostrare alle new entry del giro sulla Cassia i servizi che Brendona  era in grado di offrire. Del resto, come aveva raccontato il viado stesso riguardo al famigerato video di 13 minuti, la scena di Marrazzo nella vasca da bagno con il viado scomparso nel nulla, Michelly, veniva spesso mostrata ai clienti per «scaldare la situazione» e vantarsi di avere conoscenze ad alti livelli. Un promo speciale, che prima di morire il travestito di 32 anni aveva giurato ai magistrati di avere «cancellato per paura». Ma che adesso potrebbe saltare fuori proprio dal computer che gli inquirenti stanno esaminando con grande accuratezza.  documenti scritti in portoghese   I file sono moltissimi, circa 80mila, e il peso della  memoria raggiunge i 130 gigabyte. Cifre che autorizzano a pensare che di video e foto, in quel pc, ce ne siano davvero molti. «Brenda scriveva in portoghese», si lascia sfuggire il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, coordinatore delle indagini e unica persona ad avere una copia dell'hard disk. Altri dettagli, però, il pm non ne dà. È comunque un  particolare che spinge a credere che i magistrati  abbiano aperto anche qualche documento word del pc di Brenda (altrimenti come potrebbero dire in quale lingua scrivesse?). Se fosse l'agenda con i contatti telefonici, molti frequentatori di via Due Ponti rischierebbero di uscire allo scoperto. Perché è probabile che i magistrati li convochino per sapere se abbiano mai subito ricatti e ricostruire un quadro più dettagliato dell'affaire in cui si erano infilati i trans e il pusher morto il 12 settembre scorso, Gianguerino Cafasso. Se invece stanno spuntando copie di e-mail scambiate con la famiglia o altri elementi, che richiedono una buona conoscenza della lingua, gli inquirenti affideranno quei file ad un interprete di fiducia. sotto esame i pc dei carabinieri Sono ancora sotto esame anche i cellulari e i computer dei quattro carabinieri infedeli. A parte file «di natura strettamente privata», spiega Capaldo, «è stato trovato materiale interessante», che - a quanto pare - avrebbe fornito riscontri ai fini dell'indagine sul ricatto a Marrazzo. Riguardo la morte del pusher Cafasso, trovato cadavere in una stanza di un motel sulla Salaria, la situazione resta invariata. Ieri sera è stata depositata in procura la consulenza farmacologica dei periti, che non fornirebbe ulteriori dettagli oltre quelli già noti: la presenza nel sangue di un  mix di eroina e cocaina, che avrebbe stroncato il cuore dell'uomo. Con ogni probabilità sarà deciso oggi se mutare il fascicolo aperto per «morte in conseguenza di altro reato» (lo spaccio di droga) in un'indagine per «omicidio volontario». Una consulenza dello stesso tipo è stata disposta anche sul cadavere di Brenda, ma nel suo caso è presto per avere risultati. Intanto gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di capire come il trans si fosse procurato alcuni tagli riscontrati sul suo corpo. Ferite che il medico legale colloca temporalmente tra le 14 e le 36 ore prima del decesso, cioè prima che il brasiliano morisse per le esalazioni di ossido di carbonio sprigionare dall'incendio nel suo appartamento. Non si esclude, però, che quei segni sulle braccia  siano la traccia dell'ennesimo gesto autolesionista a cui Brenda era solita. Infine l'attenzione dei poliziotti è rivolta anche a capire la causa del rogo. Per ora sembra che qualcuno abbia avvicinato una fiamma, come quella di un accendino, al trolley del trans e che da quell'innesco siano divampate le fiamme. Però, per non tralasciare alcuna pista, sono in corso esami sulla porta dell'appartamento (per sapere se sia stata passata da lì sotto una miccia carica di benzina) e su altri oggetti trovati nel molocale.

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