Milano ricorda la strage di piazza Fontana
I compagni contestano le autorità: "Fascisti"
La strage di piazza Fontana, a quarant'anni dall'esplosione nella banca Nazionale dell'Agricoltura, divide ancora il paese. E così oggi, mentre il sindaco di MilanoLetizia Moratti, il presidente della Provincia Guido Podestà eil presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni salivano sul palco della piazza per commemorare le vittime di allora, sono stati fischiati ed insultati da un gruppo di manifestanti arrivati in massa da via Larga. Al grido di "Vergogna" e "Fascisti", da più parti si sono levate grida, fischi e lancio di oggetti. Una situazione di tensione fuori luogo, per una giornata che avrebbe dovuto essere dedicata totalmente alla memoria. Tensione non placata dalle parole del presidente Napolitano, che in una nota letta pubblicamente a Milano alle 16.37 (un minuto prima dell'esplosione di 40 anni fa) ha detto: "Continuate pure a cercare perchési possa recuperare qualsiasi frammento di verità rimasto nascosto. Spero che questa vostra ricerca, a cui debbono collaborare tutte le istituzioni, possa condurre a dei risultati". Il gruppo di manifestanti non si è fermato, e quel ritornello ("Fascisti, strage di stato") è risuonato a lungo nella piazza, mentre molti scuotevano la testa e Paolo Silva, figlio di una delle vittime implorava rispetto: "un po' di rispetto, state zitti per favore". La polizia ha transennato la piazza e ha resistito alle cariche dei manifestanti, circa un centinaio. Al termine della commemorazione, i manifestanti del corteo delPrc-Pdci sono entrati in piazza Fontana cantando "Bella ciao" e sul palco sono saliti alcuni esponenti della sinistra e deglianarchici che hanno preso la parola. E in tutto questo trambusto, la memoria si perde tra i lacrimogeni e le urla ideologiche dei compagni. E rimane nell'aria il grido di chi quella strage l'ha vissuta davvero. Non ragazzotti che oggi con la kefiah urlando dietro le transenne. Ma il figlio di un padre saltato in aria mentre lavorava, come tutti i giorni del mese, per portare a casa il pane. Risuona il grido di quel figlio: "state zitti, per favore".