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L'opposizione si spacca e perde consensi

A sinistra via al valzer delle responsabilità

Maria Acqua Simi
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Se c'è una cosa che emerge chiara da quanto accaduto due giorni fa al premier, è che all'opposizione sono tutti molto confusi. E più che confusi, tanto arrabbiati. Da una parte ci sono gli irriducibili, Antonio Di Pietro e Rosy Bindi. Loro che dicono a Berlusconi di "piantarla di fare la vittima" e che spiegano all'universo mondo che chi istiga alla violenza è proprio lui, il premier. Poi ci sono gli altri. C'è Bersani, che va a trovare il suo avversario politico in ospedale, e c'è Enrico Letta - che del Pd è il vice segretario - che dice che è "un gesto importante, quello di Bersani, è la cifra del Pd al di là delle parole". Ma proprio con le parole si muove invece Di Pietro, quando dichiara alla Camera (tutto il Pdl in segno di protesta esce dall'aula): "Non ci faremo intimidire. Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi ma per amore del nostro Paese - ha detto il leader dell'Italia dei Valori. Da quindici anni ci battiamo contro provvedimenti che offendono le coscienze. Questo crea odio, questo arma la mano istigata da problemi di una maggioranza e un governo che piegano il Parlamento a proprio uso". Poi arriva l'Unità, che oggi si premura di far sapere alla quinta riga delpezzo su Tartaglia che "alle ultime elezioni ha votato per Antonio DiPietro". Come a dire: è roba dell'Italia dei Valori, non ci riguarda. E detto dal quotidiano di riferimento del Partito Democratico, fa la sua porca figura. Insomma, tutti si sentono "i veri compagni", quelli  onesti che in piazza ci vanno col bandierone eil salame. E nei ricordi ci sono le molotov, che pochezza di stilelanciare statuette a buon mercato. Concita De Gregorio se ne frega altamente delle visite e delle dichiarazioni di solidarietà espresse da Bersani. Però allontana i sospetti perché Tartaglia mica vota la sinistra dabbene (la loro), ma l'Italia dei Valori. Nel frattempo i compagni per attaccare il Cav usano tutto: giornali, tv, settimanali, libri, vignettisti, radio. Lanciano le statuette, ma si slogano il braccio. E non riescono più a tenere insieme un'opposizione stanca e logora. Così ci troviamo di fronte al presidente dei Democratici (Bindi) che si distingue dalla condanna senza se e senza ma dell'aggressione del suo segretario (Bersani). Qualcuno nel partito la pensa come lei, ma la nota ufficiale del Pd redatta per i giornali recita: "La posizione del partito è chiarissima e univoca: noi tutti abbiamo espresso la massima condanna di ogni tipo di violenza senza se e senza ma, e ogni tentativo di attribuirci posizioni diverse è strumentale e inaccettabile". Ma come? Forse che abbiamo avuto le traveggole? Forse non era Rosy Bindi quella che abbiamo ascoltato a Otto e mezzo pronunciare le seguenti parole: "anche il capo del governo è responsabile di questo clima incivile". E la mattina aveva detto: "Tra gli artefici di questo clima c'è anche Berlusconi, che quindi non può sentirsi vittima. Del resto motivi esasperazione ce ne sono molti, a cominciare dall'incapacità di gestione della crisi economica". Mah. Ad aumentare la confusione arriva Pier Ferdinando Casini (Udc), che prende le distanze dalle affermazioni di Bindi e Di Pietro. Del fronte anti-Silvio dice che è "solo un'ipotesi politica contro le elezioni anticipate" e lui, comunque, ha fatto "una lunga e affettuosa" teelfonata al Cavaliere, perché "le nostre divisioni politiche vengono in ultimo piano. Come conferma Buttiglione, che spiega come "quel che hanno detto di Di Pietro e Bindi non si può davvero commentare". Anche l'Udc prende le distanze. Non lo fa però Travaglio, che a poche ore dall'aggressione al premier scrive sul sito di Beppe Grillo: "Chi l'ha detto che non posso odiare un politico? Chi l'ha detto che non posso augurarmi che se ne vada al più presto? E che il Creatore se lo porti via al più presto?" e poi, ancora: "chi subisce violenza in politica ci guadagna". Il suo giornale, Il Fatto Quotidiano, non trova niente di meglio che minimizzare quanto accaduto in piazza Duomo domenica sera, ricordando in prima pagina - in bella vista - che "Tartaglia resta in carcere al centro neurospichiatrico", mentre nel blog "Piovono rane", di Alessandro Gilioli (del gruppo Espresso-Repubblica) si legge: "Un idiota in cura al policlinico che ha lanciato un souvenir". Poi arriva un dispaccio alle 17.07 che ci dice "non condivido la linea di quanti fanno opposizione contro una persona più che contro una politica, come è avvenuto in questi mesi tramite campagne di stampa e manifestazioni specificamente mirate a colpire il premier. Basta con questo antiberlusconismo, che fra l'altro non aiuta il centrosinistra a fare al meglio l'unica vera opposizione in grado di prefigurare davvero l'alternativa: quella delle idee -conclude Farinone- delle proposte declinate in positivo e volte all'interesse comune". E a parlare è Enrico Farinoni del Pd, non un deputato del Pdl. E noialtri lettori, qui, non ci raccapezziamo più.

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