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Pap test in ritardo, muore

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I parenti chiedono un milione di danni

Albina Perri
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I familiari di una donna trentina di 50 anni morta per un tumore hanno chiesto un risarcimento danni di un milione di euro alle strutture sanitarie del Trentino per aver agito - questa è l'accusa alla base della causa civile - con leggerezza. Paola Cagol era morta nel 2008 dopo essersi sottoposta l'anno precedente ad un pap test presso l'ospedale San Camillo. Non ricevendo alcuna comunicazione la donna aveva ipotizzato un risultatao negativo. Sei mesi dopo la scoperta casuale, nel ritirare il referto, di esser colpita da carcinoma. Il referto -secondo l'accusa - non sarebbe stato inviato a causa del mancato pagamento del francobollo per la sua spedizione. La donna si sottopose quindi a tre cicli di chemioterapia che sembravano avere avuto effetti positivi. Poi nel maggio 2008 le sue condizioni cliniche peggiorarono, senza che però vi fosse stato - accusano i famigliari - un intervento diretto delle strutture sanitarie sino al suo ricovero e alla successiva morte. Ora la richiesta di risarcimento danni basata su presunte negligenze del San Camillo ed anche su presunti errori dei medici del reparto di Oncologia del S.Chiara.

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