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Gelmini: "Basta classi ghetto, tetto del 30% per gli alunni stranieri"

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Nota inviata dal ministero dell'Istruzione a tutte le scuole

francesca Belotti
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Fine delle classi ghetto. I bambini stranieri tra i banchi di scuola non potranno essere più del 30% degli iscritti. Lo prevede una nota, inviata dal ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca a tutte le scuole. La nota contenete le «indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana» prevede che «il limite del 30% entrerà in vigore dall'anno scolastico 2010-2011 in modo graduale: verrà infatti introdotto a partire dalle classi prime sia della scuola primaria, sia della scuola secondaria di I e II grado».  Su dieci alunni, possono esserci anche sette nazionalità diverse, con tutte le difficoltà che questo comporta La presenza di alunni con cittadinanza non italiana è in costante aumento. In molte classi del Nord i bambini stranieri sfiorano il 50% degli italiani. E, ovviamente, non sono tutti provenienti dallo stesso Paese. Ad esempio, su dieci alunni, possono esserci anche sette nazionalità diverse, con tutte le difficoltà complessive che questo comporta: prima di tutto il rischio di isolamento per gli stessi bambini e ragazzi, poi difficoltà concrete per i docenti, stretti tra la necessità di favorire l'integrazione e l'esigenza di insegnare con un ritmo adeguato. Situazioni sempre più frequenti che, in più casi hanno provocato le proteste delle famiglie. Gli stranieri rappresentano il 6,4% del totale degli iscritti, corrispondenti a 574.133 ragazzi. Nelle elementari e nelle medie si concentra il maggior numero di presenze, rispettivamente 217.716 e 126.396 ragazzi. Nelle classi italiane sono rappresentate 166 nazionalità. Primi i romeni (oltre 92mila), seguono gli albanesi (85mila) e i marocchini (76mila). Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto sono le regioni con la quota di presenze più alta: oltre il 10% della popolazione scolastica. La distribuzione è molto più alta nel Nord. Gli alunni rom sono oltre 12mila, molto presenti nel Lazio (più di 2.300).

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