Il presidente di Azione giovani
"Non posso essere antifascista"
Roma - Contro l'uccisione di vite innocenti ma mai contro il fascismo. In una “lettera aperta ad ogni Italiano” pubblicata sul sito www.azionegiovaniroma.org, il presidente di Azione giovani Roma e consigliere provinciale del Pdl, Federico Iadicicco, si rivolge a Gianfranco Fini. "La destra politica italiana e a maggior ragione i giovani”, aveva detto Fini alla festa di Azione giovani a Roma, “devono senza ambiguità dire alto e forte che si riconoscono in alcuni valori della nostra Costituzione, come libertà, uguaglianza e solidarietà o giustizia sociale". Iadicicco è d'accordo ma non se la sente di definirsi antifascista. “Ce l'ho messa tutta per trovare un motivo valido per essere antifascista”, spiega nella sua lettera, “ma non l'ho proprio trovato anzi ne ho trovati molti per non esserlo. A questo punto ti prego di capirmi e con me tutti i ragazzi di Azione Giovani. Prego Dio affinché ci dia la forza di perdonare chi in nome dell'antifascismo ha ucciso giovani vite innocenti; ma cerca di comprenderci noi non possiamo essere, non vogliamo essere e non saremo mai antifascisti”. “Non ti scrivo”, prosegue Iadicicco nel messaggio pubblicato, “per riaprire il dibattito sul ventennio fascista, non credo infatti che questa debba essere la mia prima preoccupazione di eletto nelle istituzioni e di dirigente politico. Penso piuttosto che sia materia per gli storici e, da questo punto di vista, mi riconosco appieno nelle posizioni di Renzo De Felice e Gianpaolo Pansa. Penso anche che sia materia sulla quale, giustamente, si interrogano le più alte cariche istituzionali, che in questo modo cercano di portare a compimento il difficile processo di pacificazione nazionale. Ti scrivo invece a proposito del dibattito sulla necessità o meno di dirsi anti-fascisti, per condividere con te alcune riflessioni”. “Circa due anni fa, non nel 1943, il più importante sito della rete antifascista italiana, indymedia, pubblicò un articolo di commento a una iniziativa di Azione giovani di Roma e ritenne utile mettere vicino al mio nome anche il mio indirizzo di casa, con l'evidente intento di puntare l'indice contro di me e di indicarmi come bersaglio da colpire. E ho pensato: Come potrei aderire alla cerchia dei miei aguzzini? Come potrei dichiararmi antifascista?”. “Sono andato un pò indietro nel tempo”, conclude Iadicicco, “fra gli anni Settanta e Ottanta, comunque non nel 1943, e mi è venuto alla mente che alcune decine di ragazzi come me, che facevano quello che faccio io oggi, sono stati uccisi dall' odio degli antifascisti e francamente a quel punto sono crollato”.