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Bankitalia: disoccupazione oltre il 10%

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Le regioni più colpite sono quelle del Sud, dove si sale fino al 17,8%

Michela Ravalico
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La disoccupazione in Italia è oltre il 10%. Per la precisione al 10,3%. Il numero, che si riferisce al secondo trimestre 2009,  è una stima della Banca D'Italia. Nel bollettino mensile sull'andamente dell'economia, l'istituto guidato da Mario Draghi non si accontenta di conteggiare i senza lavoro, ma aggiunge anche i cassa integrati e le persone scoraggiate. "Il tasso di disoccupazione, nel secondo trimestre del 2009, sarebbe al 10,2% anzichè al 7,4% se ai disoccupati ufficialmente conteggiati si aggiungessero anche i lavoratori in cassa integrazione e le persone scoraggiate, ovvero coloro che non cercano attivamente un impiego pur avendo una probabilità di trovarlo analoga a quella di chi è senza lavoro e alla ricerca di una nuova occupazione". La disoccupazione è aumentata in particolare nelle regioni del Nord e del Centro (1,4 punti in più nel secondo trimestre) e si attesta al 6,9%; nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione sarebbe stato più elevato di 0,7 punti (al 12,7%). Nelle regioni del Mezzogiorno, dove storicamente il fenomeno dello scoraggiamento ha un peso significativo, comprendendo tra i disoccupati non solo i lavoratori in cig ma anche gli scoraggiati, nel secondo trimestre 2009 il tasso di disoccupazione sarebbe stato pari al 17,8%, 5,8 punti in più dell'indicatore calcolato secondo i criteri dell'Ilo». Impressionante il numero di persone in cerca di occupazione: sono ben 2,6 milioni a fronte dei 2 milioni del secondo trimestre 2008. Un dato con cui Bankitalia legge anche la crisi del mondo industriale: «in presenza di ampi margini inutilizzati di capacità produttiva, anche la spesa delle imprese in beni strumentali si prefigura modesta». Il Pil - La Banca d'Italia stima per l'Italia una crescita del Pil dello 0,7% quest'anno, per poi accelerare all'1% nel 2011. Per i prossimi due anni si profila una ripresa debole anche se sulle previsioni «permangono significativi margini di incertezza, connessi - si legge nel Bollettino economico trimestrale - in particolare, da un lato, a una domanda mondiale che potrebbe risultare più favorevole di quanto ipotizzato e, dall'altro, al rischio che le condizioni del mercato del lavoro si mantengano deboli per un tempo maggiore».

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