Alì Agca rilasciato in Turchia
L'uomo che sparò al Papa esce dopo 29 anni di carcere
Dopo 29 anni di carcere, Alì Agca, l'uomo che sparò a Papa Giovanni Paolo II, è stato liberato in Turchia. Al momento del suo rilascio, Agca ha fatto diffondere la seguente dichiarazione dichiarazione: «Io proclamo la fine del mondo, tutto il mondo sarà distrutto in questo secolo, ogni essere umano morirà in questo secolo, io sono il Cristo eterno». Subito dopo il rilascio dalla prigione turca dove ha scontato 10 anni di prigione, dopo i 19 scontati in Italia per l'attacco a Papa Giovanni Paolo II nel 1981, per un precedente omicidio commesso in Turchia, Agca è stato trasferito in una base militare, da dove verrà poi portato in un ospedale militare, per valutare le sue condizioni psichiche. Alla sua uscita, l'ex lupo grigio ha fatto distribuire ai giornalisti un documento, scritto a mano in inglese. Si tratta di un messaggio farneticante, suddiviso in cinque “articoli”: «Articolo 1) Dio è unico fino all'eternità. Dio è completo fino all'eternità. La trinità non esiste. Articolo 2) Io non sono Dio. Io non sono figlio di Dio. Io sono Gesu eterno, cioè il sacro verbo rinato con ossa e carne. Sono il servo superiore eterno di Dio, non esiste una cosa come la trinità. Articolo 3) Lo spirito santo è solo un angelo creato da Dio. La trinità non esiste. Articolo 4) Dichiaro che è arrivata la fine del mondo. Tutto il mondo sarà distrutto entro questo secolo. Ogni uomo morirà entro questo secolo. Articolo 5) La Bibbia è piena di errori. Io scriverò la Bibbia perfetta». Insieme al testo, gli avvocati hanno distribuito anche una copia a colori della copertina che il settimanale “Usa Time” ha dedicato all'incontro in prigione fra Ali Agca e Papa Giovanni Paolo II. Tra i propositi dell'attentatore del Papa da uomo libero, ci sarebbero: pregare sulla tomba di papa Giovanni Paolo II, proclamare la «Cristianità Perfetta che il Vaticano non ha mai compreso», chiarire tutti i misteri che ancora avvolgono il tentato omicidio dell'ex pontefice, incontrare lo scrittore Dan Brown e sposare con rito cattolico una donna italiana. Oggi si aprono le porte del carcere di massima sicurezza di Sincan, a circa 30 chilometri da Ankara, e Mehmet Alì Agca, autore del tentato omicidio di Karol Wojtyła il 13 maggio 1981, è tornato ad essere un uomo libero. Ex militante dell'organizzazione terroristica di estrema destra denominata “Lupi grigi”, Agca sta per chiudere i suoi conti con la giustizia turca per l'omicidio del direttore del quotidiano liberale “Milliyet”, Abdi Ipekci, nel 1979, dopo averli chiusi nel 2000 con quella italiana, per il tentato omicidio del papa, in seguito alla grazia concessa dall'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Agca si prepara a un ritorno in libertà, che farà discutere: «Sono sano e forte, sia fisicamente che psicologicamente», ha scritto nei giorni scorsi in una lettera inviata al “Times”, volendo così mettere a tacere quanti dubitano della sua lucidità mentale. Mercoledì scorso due dei suoi avvocati, Yilmaz Abosoglu e Gokay Gultekin, hanno annunciato ai giornalisti che il loro assistito intende dare chiarimenti sull'attentato contro papa Wojtyla e su una possibile pista sovietica o bulgara. Tramite i due legali, Agca ha anche diffuso messaggi contro il terrorismo, ha invitato gli arabi a non fare un cattivo uso della religione e a cercare la pace, ha ammonito il presidente Usa, Barack Obama, spiegandogli che deve ancora meritarsi il Premio Nobel per la pace conferitogli nel 2009. Anche tra i suoi legali è guerra di notorietà, con Hac Ali Ozhan, terzo avvocato di Agca, che ha accusato i colleghi di aver rilasciato informazioni non autorizzate né dall'assisitito né dalla sua famiglia. Intanto, si rincorrono le voci su una raccolta di memorie che l'ex terrorista, convertitosi nel 2007 al cristianesimo, potrebbe pubblicare una volta liberato. «C'è grande interesse in Giappone e in Canada», ha spiegato Agcà nella lettera al “Times”, quotidiano che sostiene che l'ex lupo grigio avrebbe chiesto due milioni di dollari per un'intervista televisiva esclusiva e cinque milioni per due libri, tra cui un'autobiografia, anche se queste cifre sono state poi smentite dalla famiglia Agca. Sempra certo, per ora, che Agcà abbia scritto a Dan Brown, l'autore del best-seller “Il Codice Da Vinci”, chiedenndogli un incontro e parlandogli di un libro intitolato “Il Codice Vaticano”, a cui vorrebbe far seguire un film. Da giorni, sulla stampa internazionale, si continua a parlare di lui, ma il Vaticano non vuole fare un eroe: gli avvocati hanno confermato che Agca ha scritto alla Santa Sede, chiedendo di essere ricevuto, ma finora non ha avuto risposta. In patria, dove è considerato un terrorista, «la più grande vergogna della Turchia moderna», Agca non è certo atteso a braccia aperte: per questo per lui si prospetta un futuro all'estero, con o senza una moglie italiana. Per il momento è arrivato il “no” del Portogallo, a cui ha chiesto la cittadinanza la scorsa estate in segno di devozione alla Madonna di Fatima. Durante la detenzione, l'ex terrorista fece dichiarazioni e confessioni sul rapimento di Emanuela Orlandi avvenuto il 22 giugno del 1983, sulle quali non esiste alcuna certezza di verità. Nel 2006, il quotidiano turco “Hurriyet” pubblicò estratti di una lettera, nella quale l'attentatore del Papa affermava che la Orlandi e Mirella Gregori, rapita nel maggio del 1983, vennero condotte segretamente nel Lichtenstein dopo il sequestro, e i presunti rapitori della figlia del funzionario del Vaticano chiesero in cambio della liberazione della Orlandi la scarcerazione di Ali Agca. Una pista rivelatasi poi orchestrata dalla Stasi. Già nel 1995 Agca aveva affermato che «Emanuela Orlandi è libera in un convento di clausura», e nel 1997 il “lupo grigio” venne sentito dai magistrati a seguito di una lettera inviata al giudice Ilario Martella. «Abdullah Chatli - affermò a verbale - ha rapito Emanuela con la complicità dei servizi bulgari. Me lo disse Markov durante l'interrogatorio del 1983». Agca si riferiva a Markov Petkov, agente del Kgb, che venne in Italia insieme al colonnello dei servizi di Sofia, Jordan Ormankov, alla vigilia del processo contro i bulgari allo scopo di minacciare il lupo grigio inducendolo a ritrattare la sua versione. Nel 1997, mancando elementi validi, l'inchiesta venne chiusa. Anche poco prima della sua scarcerazione Agca ha affermato che intende fare delle rivelazioni sul caso di Emanuela Orlandi, collegato recentemente a Enrico De Pedis e alla Banda della Magliana.