L'uomo del Colle dice sì: alle urne per decreto

Michela Ravalico

Non è un decreto innovativo, ma interpretativo: serve cioé a spiegare meglio le regole, prese in modo troppo rigido dai giudici che in questi giorni hanno escluso le liste del centrodestra in Lazio e Lombardia. Per questo il capo delo Stato, Giorgio Naplitano, stanotte ha firmato. Non voleva una legge nuova, Napolitano. Ma il testo che gli è stato sottoposto evidentemente è stato considerato buono. Il centrosinistra è sulle barricate: Di Pietro grida alla rivoluzione, e alla cacciata del Capo dello  Stato traditore. Dimenticando che senza questo aggiustamento in corsa 15 mlioni di italiani non avrebbero potuto votare. Si può punire il popolo per le leggerezze formali di qualche uomo? La democrazia, fino a ieri sera a rischio, ora non è più in pericolo. Il Cdm- Ieri sera è durato meno di mezz'ora il Consiglio dei ministri per l'approvazione del decreto interpretativo per riammettere le liste Pdl in Lombardia e Lazio. Il premier Silvio Berlusconi ha spiegato in collegamento telefonico con una convention del Pdl in Puglia, "il consiglio dei ministri sta preparando un decreto legge interpretativo delle norme che attengono alle elezioni regionali in modo da poter ritornare a dare il diritto di voto anche ai nostri elettori del Lazio e della Lombardia". Maroni - Con il decreto sulle liste approvato dal Cdm "è stata data una interpretazione autentica delle norme di legge vigenti senza modificarle per consentire ai giudici del Tar di applicare la legge" ha spiegato il ministro dell'Interno Roberto Maroni durante la conferenza stampa dopo il Cdm. Napolitano firma il decreto- E poco più di un'ora dopo il suo varo, il presidente della Repubblica  ha emanato il decreto legge salva-liste. Il capo dello Stato ha dato il suo via libera al decreto una volta verificato che il testo - ha spiegato il Quirinale - corrisponde alle caratteristiche di un provvedimento interpretativo della normativa vigente. Il dl- Il decreto proposto dal premier per la modifica dei termini di accettazione delle liste  prevede nell'art.1 che il diritto all'elettorato attivo e passivo sia preminente rispetto alle formalità. Nell'art.2 si stabilisce che ci sono 24 ore di tempo, a partire dall'accettazione delle liste, per sanare le eventuali questioni di irregolarità formale. Una norma transitoria stabilirebbe che - solo ed unicamente per quanto riguarda le elezioni regionali che si terranno in Lazio e Lombardia - lo start delle 24 ore sia da intendersi non dal momento di accettazione delle liste, ma da quello di attuazione del decreto. Infine, nell'art.3 si stabilisce che con ogni mezzo di prova si potrà dimostrare di essere stati presenti nell'ufficio competente al momento della chiusura della presentazione delle liste Atto eversivo - Per Marco Cappato, il candidato radicale che ha presentato il ricorso contro il Listino Formigoni in Lombardia, giudica il dl un atto eversivo. "Il Decreto in fase di esame dal Consiglio dei Ministri è un tentativo eversivo di porre il potere al di sopra e contro la legge». Per Antonio Di Pietro, "non si tratta di interpretazione, ma di un palese abuso di potere che in uno Stato di diritto andrebbe bloccato con l'intervento delle forze armate al fine di fermare il dittatore". E mentre Di Pietro invita ad una chiamata alle armi, il popolo viola scende in piazza. Con una catena umana che simbolicamente circonda palazzo Chigi in difesa della democrazia: "Il presidio andrà avanti fino domani mattina - dicono -. Fino alle 11, quando si terrà un incontro organizzato dal Popolo viola e da tutte le forze politiche del centro sinistra per decidere come proseguire con la mobilitazione "contro quest'ultimo colpo di coda".