Garlasco, manca il movente

Eleonora Crisafulli

"Emerge un complessivo quadro istruttorio da considerarsi contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell'imputato". E' questa una delle motivazioni della sentenza con cui il gup di Vigevano, Stefano Vitelli, ha assolto con formula dubitativa Alberto Stasi, accusato dell'omicidio di Chiara Poggi. Il ragionevole dubbio - Nel giudicare il gup si è basato sulla regola dell'"oltre ogni ragionevole dubbio". Quest'ultimo deve essere inteso come "una situazione finale di concreta incertezza che rimane, una volta esaminati tutti gli elementi processuali a disposizione, nel giudizio logico/probatorio di ascrivibilità del fatto all'imputato: il dubbio non è astratto o meramente immaginario ma diventa concreto e ragionevole, laddove si fondi appunto (come nel caso di specie) su evidenze processualmente emerse". Per il giudice "così rettamente intesa questa finale regola probatoria e di giudizio rappresenta non solo l'attuazione di fondamentali principi costituzionali ed un imprescindibile pilastro di uno stato liberl-democratico (nel senso più alto e nobile) ma anche e prima ancora un naturale richiamo etico per ogni uomo giusto e ragionevole". Il movente - Riguardo a "un possibile movente/occasione dell'omicidio da parte dell'attuale imputato, La passione di Stasi per la pornografia era conosciuta da Chiara già da temponon emerge una congrua prova". Chiara Poggi la sera prima del delitto, "non poteva aver visto sul portatile in uso al proprio fidanzato né immagini di natura pedopornografica, né video di natura pedopornografica, né video di natura pornografica". Nessuna lite poteva essere quindi scoppiata perché "la passione di Stasi per la pornografia era conosciuta da Chiara già da tempo. Dunque, l'avere eventualmente visto immagini di contenuto pornografico sul pc in uso al proprio fidanzato quella sera non avrebbe comunque dovuto rappresentare un significativo elemento di novità e di sorpresa per la ragazza". Il racconto di Stasi - Sulla ricostruzione della mattina del 13 agosto 2007, si legge che "il racconto complessivo di Alberto Stasi in merito alle ore trascorse la sera in compagnia della propria fidanzata nell'abitazione di Via Pascoli, risulta da un lato, privo di evidenti contraddizioni e dall'altro, realisticamente articolato". L'ora del delitto - Il giudice per le indagini preliminare smentisce la Procura, che aveva collocato la morte di Chiara dopo le 12.20 , sostenendo che sia più "ragionevole affermare che la morte della ragazza si collochi nel lasso temporale immediatamente successivo alla disattivazione dell'allarme perimetrale avvenuto alle ore 9.12 di quella mattina".