Sesso e denaro per l'ex vicepresidente Pd della Puglia
Sandro Frisullo in manette a Bari nell'ambito delle indagini sulla gestione della sanità pugliese
L'ex vicepresidente della Giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd) è stato arrestato e condotto in carcere su disposizione della magistratura barese nell'ambito delle indagini sulla gestione della sanità pugliese. L'indagine si avvale anche delle dichiarazioni accusatorie rilasciate dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. Frisullo è accusato di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. Nei mesi scorsi era stato proprio Gianpi Tarantini a riferire agli inquirenti baresi dei rapporti avuti con Frisullo quando questi era vicepresidente della Giunta regionale pugliese. Tarantini nel corso di alcuni interrogatori rivelò ai pm Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi di aver offerto a Frisullo escort e denaro (che il politico avrebbe accettato) in cambio di vantaggi per le sue società nell'aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce. Arrestate altre tre persone - Il provvedimento restrittivo notificato all'ex vicepresidente della giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd) è anche a carico di altre tre persone - medici e dipendenti della Asl di Lecce - che avrebbero concorso con l'ex amministratore regionale nella commissione, a vario titolo, dei reati contestati a Frisullo. Dei tre arrestati - dei quali non si sono appresi i nomi - due sono stati posti ai domiciliari, uno in carcere. Gli arresti, disposti dal Gip su richiesta della procura di Bari, sono stati compiuti all'alba di oggi da militari del nucleo di polizia tributaria di Bari della Guardia di Finanza. Oltre a Frisullo, sono stati arrestati il direttore amministrativo dell'Asl di Lecce, Vincenzo Valente, il primario di neurochirurgia dell'ospedale leccese Vito Fazzi, Antonio Montinaro, e il funzionario dell'Area Gestione Patrimonio della stessa Asl Roberto Andrioli. Secondo quanto si è appreso, al momento dell'arresto Valente è stato colto da un malore ed è stato condotto al pronto soccorso. Nei loro confronti, come nei confronti dell'ex vicepresidente della Regione, la procura ritiene di aver raccolto gravi indizi che si basano non solo sulle dichiarazioni di Gianpaolo Tarantini, ma anche su intercettazioni telefoniche, sull'esame di un'ampia documentazione acquisita presso Asl e ospedali e sull'audizione di numerose persone informate dei fatti. Per Frisullo e per Valente il Gip ha disposto la misura cautelare in carcere; per gli altri due ha concesso i domiciliari. "Voglio fare il business su Lecce" - Così Gianpaolo Tarantini dice al telefono a Sandro Frisullo in una delle tante conversazioni intercettate dalla magistratura barese nell'ambito dell'indagine che stamani ha portato all'arresto dell'ex vicepresidente della Regione Puglia del Pd. Frisullo risponde all'amico 'Gianpì - a quanto si è saputo - indicando i nomi di alcune persone a cui si sarebbe potuto rivolgere a suo nome. Alcune di queste persone sono coinvolte nell'indagine della procura di Bari su presunti illeciti compiuti nella gestione degli appalti dalla Asl di Lecce. Per Frisullo il gip Sergio Di Paola ha ritenuto che l'ex amministratore possa reiterare i reati che gli vengono contestati, oltre al pericolo di inquinamento probatorio. Questo - secondo il giudice - è provato da altre intercettazioni telefoniche dalle quali emergerebbe che Frisullo avrebbe potuto continuare nell'attività illecita. Oltre ai quattro arrestati - Frisullo, un dirigente, un funzionario e un precario della Asl di Lecce - sono indagati a piede libero altri tre funzionari della stessa Asl e i fratelli Gianpaolo e Claudio Tarantini. Per questi ultimi due la procura non ha chiesto gli arresti perchè essi stanno collaborando da tempo alle indagini delegate alla Guardia di Finanza. I fatti contestati fanno riferimento agli anni 2007-2008 e riguardano gli appalti per la fornitura di letti ospedalieri e di materiale e attrezzature sanitarie. I reati contestati - Secondo quanto si apprende dalla Procura di Bari, i reati contestati nell'ordinanza emessa dal Gip sono associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati contro la Pubblica Amministrazione e contro la Fede Pubblica e turbativa d'asta. Il primo reato fa riferimento all'attività svolta dalla Asl di Lecce, in particolare nella gestione delle gare e delle trattative per l'acquisto di attrezzature sanitarie e strumentari chirurgici e per l'affidamento dei servizi da espletare nell'ambito delle relative strutture sanitarie. Una gestione che gli investigatori ritengono sia stata attuata avvantaggiando le società dei fratelli Tarantini. Per quanto riguarda la turbativa d'asta, il Gip ha riconosciuto che Sandro Frisullo si adoperava per accreditare i fratelli Tarantini per far ottenere alle aziende a loro riconducibili commesse in cambio del pagamento di somme di danaro in contanti, favori di natura sessuale e altri vantaggi patrimoniali, come l'uso di autovettura e autista, acquisiti presso esercizi commerciali, fino a servizi di pulizia nella propria abitazione. "Sono innocente" - Sandro Frisullo, assessore allo Sviluppo economico e vicepresidente della Regione, fu sollevato dal suo incarico il 30 giugno scorso, quando il governatore pugliese Nichi Vendola, al quale aveva comunque rimesso il proprio mandato, azzerò l'intera giunta regionale attraversata dalle inchieste sulla sanità. Benchè non avesse ancora ricevuto alcuna informazione di garanzia, il suo nome prese a circolare sui giornali in merito all'inchiesta sul giro di escort messo su in favore dei politici dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. Nella stessa riunione nella quale fu azzerata la giunta, fu anche decisa la sospensione cautelare del direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, anche lei coinvolta in una delle inchieste sulla sanità per turbativa d'asta e tuttora ai domiciliari. Frisullo ha sempre detto di essere innocente, pur ammettendo di aver commesso errori e leggerezze. A settembre in una lunga lettera ai dirigenti nazionali e locali del suo partito, il Pd, scrisse: «Sono certamente consapevole degli errori e delle leggerezze che ho commesso e per le quali chiedo scusa» al «punto da trarre le più radicali conseguenze dimettendomi da assessore regionale. Ma non ho inteso nè intendo subire un feroce linciaggio mediatico».