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Cani lanciati con il paracadute, è polemica

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Per scopi militari, umanitari o missioni di soccorso

Monica Rizzello
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Anche i cani, volenti o nolenti, si lanciano con il paracadute. Succede infatti che cani saltino da migliaia di metri d'altezza per scopi militari, umanitari, missioni di soccorso. Accade ad esempio a Norvik, in Norvegia, dove pastori belgi, impegnati nell'operazione militare “Cold response”, una delle più importanti manovre militari europee, si lanciano con paracadute a diecimila metri di altezza assieme ai loro addestratori. Secondo questi ultimi, i cani non avrebbero “problemi a gettarsi nel vuoto assieme a loro”, come si legge sul Telegraph. “I cani riescono a rimanere più freddi di tante reclute che ci sono passate davanti” ha sottolinea il militare intervistato, secondo il quale, “non percependo la differenza di altezza come gli uomini, non si spaventano”. La cosa che li infastidisce sarebbe “invece il rumore del motore dell'aereo”. Accade anche in Gran Bretagna dove, secondo il Sun di qualche tempo fa, che citava fonti governative, l'esercito britannico stava “arruolando tra le sue fila pastori tedeschi per paracadutarli in zone di guerra per aiutare i militari”. “I cani dovrebbero essere addestrati per essere lanciati da altezze superiori ai 6 mila metri per poi atterrare dietro le linee nemiche, con telecamere sul capo dotate di dispositivi per trasmettere le immagini ai soldati britannici del SAS (Special Air Service) circa la collocazione del nemico”. Accade ancora in Perù, a Pisco, dove c'è la sede delle Forze Speciali peruviane e da alcuni anni sono attivi reparti cinofili aviolanciati, vale a dire cani addestrati a compiere prestazioni a terra (individuazione di aree minate, riconoscimento di sostanze stupefacenti o recupero e soccorso di dispersi) ma capaci anche di lanciarsi dagli apparecchi in volo per atterrare nei punti più impervi e coadiuvare il lavoro dell'uomo delle pattuglie. Anche in Italia i cani vengono addestrati presso il Centro militare veterinario di Grosseto per essere lanciati, ma - fanno sapere fonti militari - fino a ora non sono mai stati effettivamente paracadutati. «Noi alleviamo pastori tedeschi e pastori belgi malinois. Prima che compiano un anno, e comincino il corso di addestramento per la ricerca di esplosivo, vengono abituati a non aver paura dell'acqua, dei rumori, dei bambini, dei movimenti della gente, ecc. - dice il tenente colonnello Carmine Salvatore, comandante del Gruppo cinofilo del Centro militare veterinario di Grosseto - Durante questo periodo vengono anche portati in elicottero dove imparano ad abituarsi al rumore e a come viaggiare sull'elicottero, senza museruola comunque». «Questo è preparatorio a una selezione - continua Salvatore - che porta al corso di 10 mesi di addestramento per la ricerca di esplosivo che prevede 3 fasi: la prima, di obbedienza, che dura 3 mesi in cui si crea l'empatia tra padrone e cane. Se il cane supera questa fase, inizia la seconda di 4 mesi con l'abbinamento degli odori alle sostanze esplosive e infine, durante la terza, che facciamo in Kossovo, in pratica il cane opera in un contesto che simula una situazione reale». «In ogni caso - conclude Salvatore - fino a ora non è mai accaduto che i cani fossero paracadutati davvero». C'è da chiedersi comunque come viva il cane questa esperienza. «Da sempre l'uomo usa gli animali nelle attività militari - dice Sivia Primicerio, veterinaria - A parte l'imposizione di cui si può discutere, il cane si fida molto dell'uomo, ha spirito di abnegazione e si adatta. Certo l'aria non è il suo elemento, ma il rapporto di simbiosi che si crea con il padrone fa sì che non soffra». «Come l'uomo non si lancia con un paracadute tutti i giorni e non tutti possono farlo, così il cane deve essere addestrato ed è necessaria una selezione perché non tutti possiedono le caratteristiche necessarie - sottolinea Primicerio - Certo, si può sempre discutere sull'addomesticamento degli animali da parte dell'uomo. Ma i cani, che siano per il salvataggio in acqua o antidroga, sono spesso felici quando riescono a fare ciò per cui il padrone li premia». «Si tratta di cani addestrati per questo - afferma Massimo Perla, addestratore - Si può discutere sul fatto se sia o meno etico utilizzare i cani in guerra, ma l'uomo lo ha sempre fatto. Non c'è dubbio che la differenza sta nel fatto che l'uomo lo sceglie e l'animale no, ma da persona mi sento di dire che è importante riuscire a salvare una o più vite umane. Il cane in ogni caso vuole bene al militare che è il suo padrone e il feeling che si crea in tante ore trascorse insieme per l'addestramento è incredibile. Credo anche che un soldato, di fronte alla perdita del suo “compagno a 4 zampe” soffra davvero molto». La questione dei “cani para” non è vista però di buon occhio da enti e organizzazioni per la protezione degli animali. «Penso che gli animali andrebbero lasciati più tranquilli - dice Carla Rocchi, presidente dell'Enpa - Per me già il cane da tartufi se non gestito con il massimo dell'amore rappresenta una forzatura. Non si capisce quale conforto, aiuto o vantaggio per le persone possa rappresentare la pur affettuosissima presenza del cane in una zona di guerra visto che non può riparare le persone e quanto sia giusto per l'animale rischi la vita per riparare persone che combattono una guerra che il cane non ha voluto. Ci sono cani sminatori, ci sono stati cani caricati di esplosivo mandati oltre le linee e a questo scopo vengono utilizzati anche i delfini: non ci siamo fatti mancare nulla. Se gli uomini vogliono scornarsi, lo facciano ma lascino in pace gli animali. Io sono favorevolissima all'impiego dei cani in situazione di pace, ma assolutamente contraria se accade in zone di guerra. Penso alle foto pubblicate in questi giorni in cui il cane ha la museruola. Mi chiedo se il cane resta solo in una zona inospitale con la museruola che fine fa? Ha la museruola perchè durante il volo morde? Se morde vuol dire che è spaventato e se è spaventato è stato messo in una situazione difficile. Sono certa invece che il cane durante il volo non morde nessuno. Almeno gli togliessero la museruola. «Noi siamo contrari al fatto che i cani possano diventare “da guerra” - Massimo Pradella, vice presidente Oipa - Dopo l'articolo pubblicato dal “Sun”, noi avevamo scritto una lettera al ministero della Difesa britannico per avere dei chiarimenti in tal senso, visto che si evinceva che i cani correvano quindi gravi rischi per la loro incolumità: ci hanno risposto a stretto giro, dicendo che venivano menzionati specificamente le SAS e che “è politica di questo Dipartimento non commentare su questioni riguardanti le forze speciali britanniche e quindi non possiamo né confermare o negare l'accuratezza di ogni cronaca”. Hanno inoltre aggiunto che comunque i cani danno un contributo vitale alle capacità militari globali in molte aree importanti e che il ministero della Difesa è impegnato ad intraprendere ogni possibile azione per mantenere la salute ed il benessere dei cani nelle operazioni. Una risposta così evasiva fa pensare quindi che i cani siano in pericolo e per noi è inaccettabile».

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