Obama firma la riforma sulla sanità
"Siamo ancora capaci di grandi cose"
"Oggi dopo un secolo di tentativi e un anno di dibattito la riforma sanitaria diventa finalmente legge negli Stati Uniti". Queste le parole pronunciate dal presidente Barack Obam, dopo avere messo la firma sulla legge che più sta facendo discutere nella recente storia degli Stati Uniti. Stamattina la Camera dei Rappresentanti degli Usa ha approvato la riforma della sanità nel testo varato dal Senato alla vigilia di Natale. La legge di accompagnamento alla riforma della sanità deve ora essere ratificata nei prossimi giorni da un voto a maggioranza semplice del Senato. La legge contiene norme che armonizzano la riforma votata dal Senato alla vigilia di Natale con il provvedimento che in novembre aveva ricevuto il primo sì della Camera. La legge è stata approvata con 220 voti a favore e 211 contrari. Per inviare il provvedimento alla firma del presidente Obama servono a questo punto i voti favorevoli di 51 senatori. Il voto è stato reso possibile da un compromesso sull'aborto. Il Congresso ha approvato una legge storica, sfuggita per oltre un secolo ai predecessori Obama, ma a un prezzo politico molto alto. Il voto sul filo del rasoio della Camera dei Rappresentanti sul testo del Senato, 219 a 212, è arrivato grazie al sostegno di un manipolo di democratici anti-abortisti che hanno strappato in extremis alla Casa Bianca un decreto sul bando all'uso di fondi pubblici nelle interruzioni volontarie di gravidanza. La svolta è arrivata nel pomeriggio di Washington, il voto sul testo del Senato che entra nei codici come ‘Law of the Land', è seguito poche ore più tardi. Un comunicato della Casa Bianca aveva preceduto di pochi istanti l'annuncio che Bart Stupak, il deputato cattolico leader degli anti-abortisti della Camera, si era spostato sul fronte del sì. Nancy Pelosi, madrina della legge quando per Obama tutto sembrava perduto, ha suggellato il via libera con il ‘martello' usato nel 1965 – era presidente Lyndon Johnson – dal collega John Dingell per sancire l'approvazione di Medicare, la mutua degli anziani. “Il presidente Roosevelt ha fatto approvare la Social Security; Johnson, il Medicare. Oggi è la volta di Obama”, le ha fatto eco il capogruppo democratico John Larson, sicuro della maggioranza di 216 voti necessari per dare l'assicurazione a 32 milioni di americani che attualmente non l'hanno: tanti sì ad alto rischio, che potrebbero costare il posto a molti suoi colleghi di partito nelle elezioni di metà mandato a novembre. L'aborto, con l'input dei vescovi cattolici contro la riforma, e le ingenti spese federali (940 miliardi di dollari in in 10 anni) sgradite ai conservatori erano i nodi che avevano frenato per mesi il cammino di una riforma che non crea una sanità pubblica alla ‘europea' ma aiuterà comunque le famiglie povere e della middle class a comprare una polizza dai costi accettabili. E' stata una vittoria annunciata, ma sul filo del rasoio. Nel corso del dibattito Patrick Kennedy, deputato del Rhode Island, e poi la Speaker Pelosi hanno invocato la causa cara al senatore Ted Kennedy, morto di cancro prima di vederla attuata, mentre i repubblicani minacciavano l'uso di “ogni arma parlamentare disponibile” per fermare i lavori: gli è andata male. La Commissione Procedure della Camera aveva stabilito alla vigilia le regole del gioco: dopo voto procedurale sull'agenda dei lavori (224 a 206), oltre due ore di dibattito sulla legge del Senato e sul provvedimento di aggiustamento che tiene conto del testo della Camera, infine la coppia di votazioni sui due testi. Superato lo scoglio della Camera, il testo del Senato andrà nei prossimi giorni alla firma di Obama, mentre la legge di accompagnamento passerà al Senato per essere votata a maggioranza semplice. Ci vorrà tempo e il risultato non è scontato: in caso di emendamenti, quel testo tornerebbe alla Camera per un nuovo voto. Per Obama la battaglia per la riforma non è stata la Waterloo auspicata dai suoi avversari, ma non è ancora finita. “Yes We Can”: lo slogan della campagna elettorale di Obama ha salutato il momento in cui è stata raggiunta la soglia magica dei 216 voti necessari ad approvare la riforma. Il testo del Senato è stato approvato con 219 voti a favore e 212 contro. Nessun repubblicano (erano 178) ha votato a favore, 34 democratici si sono opposti. La Camera è quindi passata a votare la legge di accompagnamento che armonizza il testo del Senato con quello varato in novembre dai deputati. Il presidente Barack Obama ha riservato alla Speaker della Camera Nancy Pelosi la prima telefonata di ringraziamento dallo Studio Ovale dopo il varo della riforma della Sanità. “Hai fatto quel che nessun altro Speaker prima di te aveva fatto”, le ha detto, secondo quanto ha riferito il portavoce Robert Gibbs. “Questa notte abbiamo dimostrato al mondo che siamo un popolo ancora capace di grandi cose”: questo il primo commento del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo il passaggio della riforma sanitaria. “Il cambiamento – ha detto – non scende dall'alto ma sale dal basso”. Obama, che ha seguito le fasi del voto alla Casa Bianca insieme ad un gruppo di medici, piccoli imprenditori e sostenitori della riforma da lui proposta, ha a lungo applaudito nel momento in cui la Camera ha raggiunto la quota dei 216 voti necessaria per il passaggio della riforma. Il presidente, accompagnato dal vicepresidente Joe Biden, in una breve dichiarazione nella East Room della Casa Bianca ha quindi pubblicamente ringraziato la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, e tutti i deputati impegnati nel voto. “So che non era un voto facile – ha detto – ma sappiate che avete espresso un voto giusto”. “Questa notte – ha aggiunto – abbiamo reso possibile ciò che gli scettici dicevano non fosse possibile”.