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Di Pietro abbraccia un altro boss

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Foto osé: spunta l'ennesima immagine compromettente di Tonino con un presunto capo della 'ndrangheta arrestato nel 2009 e un morto ammazzato

Albina Perri
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di Gianluigi Nuzzi-  Tutti amici, tutti compari: un abbraccio, una stretta di mano, due risate. I cinque uomini sono appena usciti dal ristorante Casa di caccia di Romentino. Piatti prelibati, è stagione di doppiette. Sono tutti nel parcheggio del locale con le scarpe impolverate dalla ghiaia. Di Pietro in Lacoste blu, calzoni blu scuro e mocassini. È un pomeriggio di fine estate del 2005. Lui è Antonio Di Pietro, il Tonino nazionale, leader dell'Italia dei Valori unito in un grande abbraccio a soggetti non proprio di specchiata moralità. Il primo, quello a lui più vicino è Vincenzo Rispoli, il boss della ‘ndrangheta di Legnano, alle porte di Milano. Per l'occasione è in camicia blu, giacca e cravatta. Rispoli è nipote di Giuseppe Farao, capobastone dell'organizzazione. A fianco di Rispoli Alfonso Murano, muratore, che nel febbraio del 2006 è stato ammazzato brutalmente sottocasa a Ferno in provincia di Varese forse per un regolamento di conti. Il quadretto si chiude con il proprietario della casa di Caccia e un architetto legato all'Italia dei Valori. Rispoli si professa innocente ma è stato arrestato nell'aprile scorso con l'accusa di gestire una potentissima cosca tra Legnano e Lonate Pozzolo. Una locale calabrese legata alla cosca madre dei Farao-Marincola di Cirò Marina. Rispoli è nipote di Giuseppe Farao, capobastone dell'organizzazione. A fianco di Rispoli Alfonso Murano, muratore, che nel febbraio del 2006 è stato ammazzato brutalmente sottocasa a Ferno in provincia di Varese forse per un regolamento di conti. Il quadretto si chiude con il proprietario della casa di Caccia e un architetto legato all'Italia dei Valori. La foto mostrerebbe una certa familiarità tra le persone. Rispoli appoggia confidenzialmente le braccia sulle spalle sia di Di Pietro alla destra sia al muratore che verrà poi freddato. A loro volta Muraro è vicino all'architetto di area Idv e Di Pietro invece a fianco al proprietario della casa da. In apparenza, ma è solo una congettura, non sembra proprio la foto mille volte chiesta al volto noto della politica da un avventore simpatizzate. Chi si permetterebbe di abbracciare Di Pietro senza conoscerlo? Forse solo un boss, o presunto tale, della ‘ndrangheta, violando però tutti i codici di riservatezza delle vecchie ‘ndrine. Allora proviamo a usare un'ipotetica macchina del tempo e tornare a qualche momento prima. Entriamo nel ristorante. Siamo nel novarese, il locale è noto per la cacciagione. E qui nella sala tra quadri di natura morta e controsoffitto da osteria ritroviamo Di Pietro e gli avventori in odore di mafia. Altra foto. La seconda. Stavolta il leader dell'Idv dei Valori parla con un uomo ripreso di profilo. A fianco di quest'ultimo è seduto il solito Rispoli con qualche altro amico e parente. Un'allegra tavolata nella quale ritroviamo quasi tutti i protagonisti della foto successiva come se avessero, tutti, pranzato. E infatti ecco anche il solito architetto e il proprietario del locale sullo sfondo. Non è quindi chiaro se tutti o quasi tutti siano stati a tavola insieme. I due scatti non sono una condanna. Raccontano di un pranzo, un incontro sfortunato. Tra l'uomo della legalità abbracciato a chi come Rispoli si sta difendendo dall'accusa di aver costituito una locale di ‘ndrangheta nel profondo nord. Per taglieggiare i commercianti, gestire i traffici. Insomma uno che Fabio Zocchi, suo fedele amico, descrive così in una telefonata intercettata dalla Dda di Milano, gli esperti dell'antimafia: «Enzo è una potenza qua in Lombardia, fa così, si muove, si muovono duemila persone di colpo, proprio di colpo si girano e corrono». Era l'11 ottobre 2006, un anno dopo i piatti di cacciagione e le foto in allegria. Con le microspie della procura di Milano degli ex colleghi di Di Pietro a scandagliare ogni movimento di questa cosca. Ma allora cosa è accaduto in un ristorante? I due si conoscevano? La moglie di Rispoli offre una versione minimalista: «Quel giorno c'era Di Pietro al ristorante - racconta a chile chiede -  e mio marito si è fatto fare delle foto. Tutto qui». Il marito deve essere un espansivo, fatto assai raro per un uomo di ‘ndrangheta, soprattutto per uno che gli inquirenti indicano come un boss.  Le foto “neutre”, come le liquida con troppa rapidità lo stesso Di Pietro, che ritraggono il leader dell'Idv con personaggi o in odore di mafia o che vengono poi uccisi in regolamenti di conti si moltiplicano. Rispoli è infatti appena uscito dal carcere di Ancona. Il suo avvocato, Michele D'Agostino, è riuscito a far accogliere le sue argomentazioni dalla Cassazione e Rispoli ora assisterà al processo da uomo libero. Quando venne arrestato nell'aprile del 2009, il procuratore capo di Milano, Manlio Minale e quello di Varese, Maurizio Grigo, avevano speso parole pesanti per raccontare le gesta criminali di questa organizzazione che si estendeva nell'alto milanese e nel Varesotto. Con accuse a vario titolo: rapine, estorsioni, associazione mafiosa e usura. Per quattro anni i magistrati hanno indagato sui traffici della cosca arrivando a indicare in Rispoli l'uomo che da almeno dieci anni rappresentava il capo rispettato di questa cosca. Insomma, le foto “neutre”, come le liquida con troppa rapidità lo stesso Di Pietro, che ritraggono il leader dell'Idv con personaggi o in odore di mafia o che vengono poi uccisi in regolamenti di conti si moltiplicano. Dopo quelle della cena con Bruno Contrada, poco prima dell'arresto dell'ex numero tre del Sisde per mafia, pubblicate sul Corriere della Sera, Panorama firma lo scoop degli scatti sul Mar Nero: Di Pietro a cena con il presunto boss mafioso bulgaro Ilia Pvlov e altri loschi soggetti. [email protected]

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