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Alfano: "A giugno legge intercettazioni"

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"Verifichiamo disponibilità opposizione, non ci impicchiamo per un aggettivo"

Monica Rizzello
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«Lavoreremo per fare in modo che a giugno il provvedimento sulle intercettazioni sia legge dello Stato e siccome intendiamo verificare la reale disponibilità al confronto dell'opposizione, noi non ci impiccheremo ad un aggettivo» afferma il ministro della Giustizia Angelino Alfano. «Non consentiremo di strumentalizzare un nostro intendimento sull'altare di un aggettivo. È troppo importante questa legge, che serve a riaffermare il diritto alla privacy dei cittadini. Siamo pronti a confrontarci fin dal passaggio in commissione al Senato, sul punto che più ha scatenato l'opposizione al testo. Strumentalmente si è detto che, con quel passaggio, volevamo cancellare le intercettazioni. Non è vero. Infatti sulla soluzione siamo aperti al confronto. Vogliamo verificare se ne fanno un problema di aggettivi o se si tratta solo di una scusa per consentire che i cittadini siano ancora tenuti sotto scacco di intercettazioni a tappeto. Vogliamo capire, cioè, se da parte loro c'è l'interesse che non venga stracciato un articolo di quella Costituzione, a cui dicono di essere legati». Da parte della maggioranza c'è la volontà di «verificare la reale disponibilità al confronto dell'opposizione», ecco perché «non ci impiccheremo ad un aggettivo». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano apre quindi al dialogo con l'opposizione per quanto riguarda il provvedimento sulle intercettazioni che, promette, diventerà legge «a giugno». Il Guardasigilli si dichiara pronto a discutere sulla formula degli «evidenti indizi di colpevolezza» che, come recita il testo del provvedimento, diventerebbero necessari per controllare le conversazioni. L'impianto del provvedimento «resta intatto», ma «è chiaro che il tempo di durata delle intercettazioni deve restare limitato e che la pubblicazione di atti riservati deve essere duramente sanzionata». Il ministro annuncia la calendarizzazione «immediata» del testo in Senato, seguita dalla «riforma dell'avvocatura e del processo penale».

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