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Pierce Brosnan, da 007 a Tony Blair

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Ben 3 film in uscita per l'attore, in uno è addirittura l'ex premier

Monica Rizzello
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Ben tre film in uscita per l'ex 007 Pierce Brosnan. Nel primo, “Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo”, è un peloso centauro, in “Remember Me” dà corpo al problematico padre di Robert Pattinson, mentre nel terzo è addirittura Tony Blair. L'attore racconta così l'incontro con Roman Polanksi: «Ero a Londra quando il mio agente mi disse che aveva ricevuto una telefonata del sig. Polanski. Voleva vedermi. Ero molto intrigato, andai a Parigi, pranzammo insieme e mi parlò subito del personaggio che desiderava interpretassi. Tony Blair, appunto. Abbiamo parlato molto di lui, e poi del resto, della famiglia, della vita. Un uomo intelligente, brillante, caustico. E lo è anche ora, in questo momento difficile». Nel film “L'uomo nell'ombra”, che ha visto i due collaborare i due come regista e protagonista, Pierce ha vinto l'Orso d'argento. «Ora, per fortuna, sono un attore che lavora, nonostante un inizio orribile. Ci ho messo molta passione e ce l'ho fatta. Quando ero giovane, lavoravo in uno studio di produzione, facevo per lo più tazze di thé e fotocopie, annaffiavo le piante, ma sognavo che un giorno avrei fatto qualcosa di più nel cinema. Mi vedevo produttore, ero troppo riservato per recitare. Un giorno un amico mi disse che organizzavano un workshop di recitazione, io non sapevo neanche cosa volesse dire. Dovevo chiudere gli occhi e vagare, toccare i visi delle altre persone. Ho pensato che era quello che volevo fare. Ho iniziato in un piccolo teatro, un mix incredibile di artisti, poeti, musicisti, attori, era il tempo delle Black Panthers e ho scoperto Sartre, Cechov, è stata la mia scuola, la mia formazione. Quel portfolio di dipinti e disegni divenne il mio passaporto. Così decisi di fare l'attore, avevo presenza scenica, ma ero completamente disarticolato. Ed è incredibile che dopo tanta gavetta ebbi il ruolo di James Bond». Nonostante l'esclusione, probabilmente mal digerita, dai film dell'agente segreto più famoso del cinema, Brosnan non ha perso tempo e si è “rifatto” una carriera, sfuggendo all'etichetta che lo stesso personaggio poteva imporgli: «La temevo, come tutti coloro che accettano l'eredità di Connery e Moore: sai che è una proposta che non potrai rifiutare, allo stesso tempo sai che potrebbe essere una meravigliosa, gustosissima polpetta avvelenata». «Mi ha aiutato la voglia di non fermarmi, di accettare ruoli che ho amato anche nel loro essere piccoli e marginali», spiega l'attore, sottolineando che con l'età la voglia di divertirsi è aumentata: «È vero. “Mamma mia!” per esempio è stata un'esperienza magnifica: recitare senza gelosie e prendendosi in giro continuamente con due attori straordinari come Firth e Skarsgard, duettare, in tutti i sensi con Meryl Streep, sono regali speciali. Così come può apparire una follia quella di aver accettato “The Matador” di Richard Shepard. E invece ha saputo toccare parti di me diverse, la coppia formata con Greg Kinnear era unica nel suo genere, e io ho scoperto cose del mio lavoro che non conoscevo. O forse, semplicemente, non ricordavo». Del resto, amete di ripetersi spesso: «Se sei diventato famoso e abbastanza benestante, puoi permettertelo. Ora c'è un film che voglio fare da molto tempo, “The Dresser”. Forse anche da regista. Mi piacerebbe farlo a Babelsberg, qui in Germania, perchè è un posto splendido, stimolante, rinvigorente, qui c'è molto rispetto per il lavoro degli artisti ed è appagante. Los Angeles, Hollywood, invece, sono posti strani».

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