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Lettera a Balotelli: i tifosi gli dicono addio. Lui chiede scusa

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Dopo le parole dure della Curva Nord, l'attaccante aggiusta il tiro

Tatiana Necchi
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L'addio con parole dure e pesanti. Una lettera che suona come una rottura definitiva quella che i tifosi nerazzurri della Curva Nord hanno pubblicato sul loro sito e diretta al calciatore Mario Balotelli a tre giorni dal famoso gesto: la maglia gettata a terra al termine della partita Inter-Barcellona. Parole dure scaturite proprio il giorno dopo la fuga del calciatore da Appiano Gentile. Una lettera aperta. La lettera dei tifosi, dal tonoaspro e pesante, parte proprio dai quei fischi che hanno spintro l'attaccante a fare quel gesto:  "Non erano il frutto di un tiro sbilenco, di un passaggio sbagliato o di un dribbling mal riuscito, ma della rabbia nel vedere dieci giocatori con la tua stessa maglia sputare sangue inseguendo gli avversari, mentre tu trotterellavi in mezzo al campo col tuo solito atteggiamento di fastidiosa indolenza e superiorità nei confronti di tutto e di tutti - prosegue - Del resto, come avresti potuto, tu che ti appresti a diventare il giocatore più forte al mondo e che esulterai solo per un tuo gol nella finale dei Campionati del Mondo, sprecare sudore per una squadretta che si sta giocando la semifinale di Champions? Che ci pensassero gli altri a sbattersi! E chi se ne frega se si tratta di Campioni, alcuni con quasi il doppio dei tuoi anni, tutti nazionali nei rispettivi paesi e con alle spalle trionfi di cui oggi tu nemmeno ti puoi sognare?". Nella lettera non mancano nemmeno i riferimenti alla volonta del calciatore di lasciare la squadra:  "Certo, tu ti meriti una società più prestigiosa (il Milan!?), con un pubblico che finalmente sappia apprezzare il tuo attaccamento e dedizione alla maglia  - si legge ancora - Se la società decidesse di ritirare il numero di maglia, oltre che per meriti sportivi, anche che per chi ha infangato l'immagine del club, il 45 non potrebbe più comparire sulla schiena dei nostri giocatori per i prossimi 200 anni - continua - Ci auguriamo solo che, al termine di questa stagione sportiva, assolutamente esaltante comunque vada a finire, quando ci ritroveremo a tributare il dovuto applauso ai protagonisti, tu non abbia l'ardire di presentarti. Ti ricorderemo sempre, Mario, ti ricorderemo come il bamboccio che, primo (e, speriamo, ultimo) nella storia, a San Siro, si è permesso di sfilarsi la maglia e di gettarla per terra in segno di spregio. Quella stessa maglia per cui ciascuno di noi spende tempo, denaro e amore per seguirla ovunque e che tu hai avuto la fortuna di indossare. Per noi non esisti più caro Mario, e con questa nostra, ti diciamo addio. Grazie... no, quello proprio non ce la sentiamo». La risposta dell'attaccante. le scuse arrivano dallo stesso giocatore italiano che, nel frattempo, incassa la convocazione di Mourinho per il match di domani contro l'Atalanta. «Chiedo scusa a tutti per il mio gesto di martedì sera  _ fa sapere il 19enne attaccante _ Quando sono entrato in campo e ho sentito i fischi della gente e le urla dell'allenatore ho perso la testa, non capivo più niente e poi alla fine mi son tolto la maglia solo per sfogare la mia rabbia _ prosegue _ Voglio chiarire che non ce l'ho con i tifosi, tanto meno con quelli della Curva. Per loro vorrei che l'Inter potesse vincere tutto. Finchè indosserò la maglia dell'Inter farò tutto quello che posso per onorarla. Sto attraversando uno dei momenti più difficili della mia vita, sono esasperato ma ho sbagliato a sfogarmi in quel modo. Ora spero di riuscire a risolvere i problemi che ho con alcuni compagni e con la società con l'aiuto delle persone che mi vogliono bene e del mio procuratore». In sintesi: scusate e abbiate pazienza, tra un paio di mesi tolgo il disturbo.

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