Silvio e l'elisir della crisi
"Scusate, sono un genio"
C'è un dettaglio, che rende bene l'idea di quello che Silvio Berlusconi pensa della situazione presente e del ruolo che lui è chiamato a giocarvi. Questo dettaglio è che, ormai da giorni, non parla più, nemmeno in privato, dell'opposizione e del Pd. Enrico Letta gioca a staccarlo da Tremonti, che, lui sì, «è portatore di una linea di dialogo»? Walter Veltroni vede «un abisso tra le sagge parole di Gianni Letta e l'aggressività inutile del premier»? Lui, nemmeno perde tempo a commentare. E non è perché l'ultimo sondaggio di Euromedia Research lo dà al 70 per cento, con il governo al 63. Dietro, c'è molto altro. C'è quello che Berlusconi va dicendo di sé da una settimana circa a questa parte, da quando la crisi finanziaria è entrata nel vivo dell'agenza politica mondiale. Domenica sera, a Parigi, parlando di sé in terza persona, come gli capita fare ogni tanto, gli è sembrato naturale sottolineare «il ruolo di primo piano giocato dal premier italiano, la sua saggezza, la sua esperienza e la sua creatività», nel raggiungimento dell'accordo anti-crisi da parte dell'Eurogruppo. Mario Prignano su Libero di martedì