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Via allo studio dei vulcani sommersi italiani

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Oggi la firma di Berlusconi, con l'affidamento del monitoraggio a Bertolaso

Roberto Amaglio
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Sarà sull'onda del caso provocato dall'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, ma anche in Italia partirà a breve un approfondito studio coordinato dalla Protezione Civile su dodici vulcani sommersi che caratterizzano il Mar Tirreno e il canale di Sicilia. Oggi, infatti, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha firmato l'ordinanza di Protezione civile con cui si darà il via a una serie di ispezioni subacque e di valutazione dei rischi e dei pericoli portati dai dodici crateri magmatici italici. La firma dell'ordinanza è stata annunciata dal Capo Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso nel corso di una conferenza stampa nella sede dell'Associazione stampa estera a Roma. «Si tratta di un'attività che non ha precedenti nel mondo – ha affermato Bertolaso –. Dobbiamo alzare il velo su questi vulcani sommersi che non vediamo e cominciare a localizzarli esattamente, per prevenire i rischi di possibili tsunami». Tra questi il Vavilov e il Marsili, ossia uno dei vulcani con la superficie sommersa tra le più grandi al mondo. Bertolaso ha poi citato il caso Stromboli, un vulcano alto quanto l'Etna (per due terzi è sommerso) che oggi è “uno dei vulcani più sorvegliati al mondo”, anche in virtù dell'episodio del 30 dicembre 2002. Chi ha buona memoria, infatti, si ricorderà come il distacco di una parte in mare (a una profondità di 2000 metri), provocò uno tsunami che causò onde molto alte ma che, complice la stagione invernale, causò solo un ferito lieve. «Se lo stesso evento si fosse verificato in piena estate - ha sottolineato Bertolaso - il bilancio sarebbe stato sicuramente ben più pesante». Se il progetto sarà affidato alla Protezione Civile, l'ente si avvarrà nelle operazioni di monitoraggio della consulenza di esperti internazionali di vulcanologia e della comunità scientifica.

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