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Arrestata Sabrina Minardi, compagna di De Pedis

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La "super-testimone" del rapimento di Emanuela Orlandi

Monica Rizzello
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Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, ma soprattutto compagna del boss della Magliana Renatino De Pedis, è stata arrestata ieri sera dalla  Squadra Mobile della Questura di Roma, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per cumulo pene. Sei mesi in una comunità di recupero: questa la pena che dovrà scontare Sabrina Minardi, la ex compagna di Enrico De Pedis, arrestata ieri dagli uomini della squadra mobile di Roma. Il tribunale di sorveglianza della Capitale ha stabilito la detenzione della donna a fronte del cumulo di cinque condanne, per reati di varia natura, passate in giudicato. La Minardi ha usufruito, per il calcolo della pena finale, dello sconto di tre anni garantito dall'indulto. Nella «somma» è stato conteggiato il periodo trascorso dalla donna sotto custodia cautelare. L'arresto, spiegano gli investigatori, «non ha nulla a che fare con l'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi». Sabrina Minardi è la “super-testimone” del rapimento di Emanuela Orlandi, a proposito del quale la donna ha fatto diverse rivelazioni in questi ultimi mesi. Emanuela Orlandi fu rapita a Roma il 22 giugno 1983 e mai più ritrovata. Secondo la Minardi, la ragazza sarebbe stata prelevata da De Pedis su ordine di Monsignor Marcinkus, all'epoca presidente dello Ior. Emanuela sarebbe poi stata uccisa e gettata in una betoniera a Torvaianica. Grazie anche alle rivelazioni della Minardi, gli inquirenti hanno identificato e iscritto nel registro degli indagati tre persone: Sergio Virtù, 49 anni, indicato dalla supertestimone come l'autista di fiducia di Renatino De Pedis, Angelo Cassani, 49 anni, detto «Ciletto» e Gianfranco Cerboni, 47 anni, detto «Giggetto». I tre avrebbero avuto un ruolo attivo nel rapimento della Orlandi. La Minardi era stata ascoltata in procura, per oltre due ore, il 18 marzo scorso. La donna ha effettuato, alla presenza del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Simona Maisto, un confronto con Assunta Costantini che secondo gli inquirenti era colei che gestiva le chiavi dell'appartamento di via Pignatelli, nel quartiere Monteverde di Roma, dove sarebbe stata tenuta segregata Orlandi, sempre secondo quanto affermato in passato da Sabrina Minardi. De Pedis fu assassinato il 2 febbraio del 1990 in un agguato vicino Campo dè Fiori, e il suo corpo seppellito all'interno della cripta della basilica di Sant'Apollinare a Roma, attualmente di proprietà dell'Opus Dei; solo alla moglie viene consentito l'accesso. La sepoltura del boss ha scatenato violente polemiche, tanto più che il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi avrebbe per alcuni legami con ambienti vaticani. Enrico De Pedis, detto “Renatino”, ha ricevuto infatti una sepoltura inusuale per un comune cittadino, particolare ancor più sorprendente se si pensa al De Pedis criminale: la sua sepoltura contrasta addirittura con il Diritto canonico, che sancisce che "Non si seppelliscano cadaveri nelle chiese, eccetto che si tratti di seppellire il Romano Pontefice oppure, nella propria chiesa, i Cardinali o i Vescovi diocesani anche emeriti."

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