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Lo schiaffo di Ratzinger ai nostri cardinali

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Il Papa intende tagliare le sedi cardinalizie di Bologna, Firenze, Torino. E prepara l'arrivo di porporati stranieri

Albina Perri
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di Gianluigi Nuzzi-  Il progetto è sul tavolo di Benedetto XVI da diverse settimane. Ratzinger ne ha parlato con i porporati più vicini ma ancora non è entrato nella fase operativa. Anzi, proprio su questo progetto si sta consumando un braccio di ferro senzaprecedenti entro le mura leonine. Il perché è presto detto. Ratzinger intende ridisegnare gli equilibri delle rappresentanze della Chiesa nel mondo e, in particolare, ridimensionare il ruolo dei cardinali residenziali italiani. Che passerebbero da 8 a 5. Un mezza rivoluzione, un taglio secco del 40% togliendo tre sedi cardinalizie, ovvero Bologna, Firenze e Torino e accogliendo le richieste sempre più pressanti degli episcopati stranieri. Andrebbe quindi fuori l'arcivescovado retto dal metropolita Severino Poletto a Torino, stesso discorso per Betori nel capoluogo toscano. Le tre città saranno “retrocesse” a sedi episcopali. Il progetto di Benedetto XVI è ambizioso ed è stato accolto con freddezza da una parte rilevante della curia romana, a iniziare dai fedelissimi del cardinale Ruini che vivono questa scelta come una doccia fredda. la freddezza In parallelo, da mesi Benedetto XVI ha pronta un'infornata di nuovi cardinali, tutti stranieri che andrebbero a completare il riequilibro voluto dal papa che dà forza a paesi finora tenuti in secondo piano come Messico, Giappone e Pakistan dando loro la possibilità di essere rappresentati da uno dei 120 cardinali che compongono il Concistoro. Il progetto di Benedetto XVI è ambizioso ed è stato accolto con freddezza da una parte rilevante della curia romana, a iniziare dai fedelissimi del cardinale Ruini che vivono questa scelta come una doccia fredda. Il papa intende togliere dei privilegi secolari, consolidati. Mettendo in secondo piano, come è nello stile, i giochi di potere , le cordate  e le consorterie. In particolare, c'è un aspetto assai rilevante per l'Italia. Se l'operazione dovesse andare in porto significa mettere una seria ipoteca sulla nazionalità del prossimo Santo Padre. Una pregiudiziale che riduce le possibilità a qualsiasi italiano di spuntarla sugli altri candidati, mortificando così le ambizioni malcelate di chi da mesi studia e briga per allargare i propri consensi. Si assottigliano anche le possibilità di salire nel palazzo Apostolico anche per un cardinale del Vecchio Continente. Gli elettori si dovranno ricontare, le vecchie alleanze si allentano. La visione di Benedetto XVI, anche in questo caso, non si ferma alle miopie personali ma cerca visioni di insieme e cerca soprattutto di rendere la Chiesa interprete dei mutamenti del tempo. La preoccupazione del Papa è rivolta soprattutto al nichilismo che la crescita della Cina può portare nei paesi che sta colonizzando in silenzio nel mondo. Il libretto rosso di Mao ormai è un ricordo di archeologia politica che non inquieta ma quel sistema sociale, l'ipermercato mondiale di Pechino è incompatibile con i custodi come lui della dottrina. Il “nulla” del post-comunismo coloniale inquieta e influenza su ogni progetto dei prossimi anni. Togliere alla Curia italiana il prestigio da posizione e il potere di rendita, o quantomeno alleggerirlo è un passaggio considerato inevitabile per riproporsi con forza in aree un tempo non considerate strategiche.  Riuscirà Benedetto XVI a superare le trame e gli interessi della curia romana coagulando nella congregazione dei vescovi le forze per imporre il cambiamento? gli scandali Questa partita rientra quindi in quel confronto ampio e sempre più difficile che Ratzinger compie con chi gli rema contro. Riuscirà Benedetto XVI a superare le trame e gli interessi della curia romana coagulando nella congregazione dei vescovi le forze per imporre il cambiamento? O dovrà rinunciare? È ancora presto per dirlo. I giochi sono lontani dall'essere conclusi. Di certo la partita appassiona gli osservatori entro e fuori le mura. Anche perché gli ultimi scandali a sfondo sessuale che hanno compromesso l'immagine degli ultimi mesi, quasi per assurdo, iniziano a ridare forza a chi impone la linea dura della trasparenza a tutti i costi e affida le scelte anche alla giustizia dei tribunali. A chi, quindi, su tutto, sostiene le riforme di Benedetto XVI. Riforme che giorno dopo giorno stanno toccando tutti i punti nevralgici della Santa Sede in un percorso sempre più inesorabile. [email protected]

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