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Le "Camicie rosse" aprono il dialogo col governo

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I manifestanti accettano la mediazione del Senato di Bangkok. Il governo rifiuta il negoziato se il presidio continua

Tatiana Necchi
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Nonostante le "Camicie rosse" abbiano continuato a sfidare gli ultimatum del governo di Bangkok sono rimasti barricati in almeno 5mila in un perimetro di soli 3 chilometri quadrati nel quartiere commerciale di Rajprasong. Però, adesso, hanno aperto uno spiraglio al negoziato: uno dei leader della protesta avrebbe telefonato a un collaboratore del primo ministro tailandese, Abhisit Vejjajiva, per proporre il cessate il fuoco. Un assistente del premier, Korbsak Sabhavasu, ha affermato di aver ricevuto la telefonata di Nattawut Saikua, uno dei leader della protesta, con cui avrebbe parlato per cinque minuti. L'assistente di Abhisit pare abbia detto al suo interlocutore che se le "Camicie rosse" si ritireranno dalla zona occupata, «nessun altro proiettile sarà sparato dai soldati».  Tutto, però, sarà fermato se i manifestanti continueranno a mantere il presidio nel cuore di Bangkok. Le "Camicie rosse" hanno in seguito confermato la richiesta di una tregua del governo per mettere fine alle violenze, mentre hanno abbandonato la proposta di una mediazione delle Nazioni Unite. Si è aperto, così, un dialogo tra le due parti. I leader delle "Camicie rosse" hanno quindi accettato la mediazione del presidente del Senato di Bangkok, Prasobsuk Boondej, nella disputa che li oppone al governo: «Ora siamo pronti a prendere parte ai negoziati» ha dichiarato Nattawut. Si attende il via libera del governo all'offerta di mediazione del presidente del Senato. «È tempo di riportare la pace nel Paese. Siamo pronti alla pace e ai negoziati - ha detto Nattawut Saikua, uno dei responsabili della protesta - Più questa situazione andrà avanti, più la vita delle persone sarà in pericolo». Negli incidenti degli scorsi giorni è rimasto ferito anche un fotoreporter italiano, Flavio Signori, che fortunatamente sta bene. A darne conferma è stato l'Ambasciatore Michelangelo Pipan che lo ha visitato in ospedale: «Sta bene, gli abbiamo parlato, ed è apparso tranquillo». Pipan ha aggiunto che Signori «ha una piccola ferita di striscio al fianco destro procurata da un'arma da fuoco». Fra le 37 persone morte da giovedì scorso c'è anche il generale Khattiya Sawasdiphol, che aveva aderito alle manifestaizone "Camicie rosse": l'uomo è deceduto per le ferite riportate dopo essere stato colpito da una pallottola alla testa. Secondo le stime ufficiali, 66 persone sono state uccise e 1600 ferite dall'inizio delle manifestazioni a marzo. Due soldati sono morti ieri. Nei giorni scorsi il governo aveva lanciato un nuovo ultimatum alle circa 5mila "Camicie rosse"  invitandole ad abbandonare la zona per non rischiare due anni di reclusione. L'ultimatum, tuttavia era scaduto senza il ritiro dei manifestanti i quali sostengono l'ex primo ministro Thaksin Shinawatra ed esigono le dimissioni dell'attuale capo del governo, Abhisit Vejjajiva. Centinaia di soldati e di poliziotti armati sono stati dispiegati anche nel quartiere di Sukhumvit, un'elegante zona residenziale. Le strade erano state bloccate per impedire ogni comunicazione con il quartiere di Rajprasong.

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