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Revocato l'asilo all'ex imam di viale Jenner

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Vince la linea Maroni: "Abu Imad rimarrà in carcere finché avrà scontato la pena, dopo di che procederò alla sua espulsione"

Eleonora Crisafulli
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Aveva già varcato i confini nazionali e sollevato polemiche e proteste in Italia e Asia, la notizia dell'asilo politico all'ex imam di viale Jenner, condannato il 28 aprile scorso a 3 anni e 8 mesi per associazione per delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Ma, a poco più di 24 ore, la Commissione centrale del Viminale ha revocato il provvedimento. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, incontrando i giornalisti a Varese, prima di aprire i lavori per il G6 europeo, allargato agli Stati Uniti. Abu Imad rimarrà in carcere, a Benevento, finché avrà scontato la pena, "dopo di che - ha spiegato il titolare del Viminale - in base ai miei poteri, procederò alla sua espulsione". Come ha ricordato ieri il vice sindaco di Milano e parlamentare del Pdl, Riccardo De Corato, "nel quindicennio in cui l'ex imam è stato alla guida di viale Jenner questa moschea si è dimostrata la più collusa e inquisita d'Italia. Da quell'ambiente è passato Abu Omar, poi sequestrato dalla Cia. A viale Jenner era legato Mohamed l'egiziano, un attentatore di Madrid. E lo scorso dicembre è stato trasferito in un carcere milanese un detenuto di Guantanamo che faceva il barbiere in viale Jenner e che, secondo gli inquirenti, era parte di un gruppo che stava pianificando attentati al Duomo e alla metropolitana. Senza dimenticare gli scenari recenti: il kamikaze Game, altro frequentato di viale Jenner. E il portavoce Abdel Shaari soggetto non gradito a un grande Paese musulmano come l'Egitto. Che lo ha respinto alla frontiera, come riportava un'agenzia del 20 novembre 2008". A concedere l'asilo era stata l'apposita commissione ministeriale per la Lombardia. E la decisione aveva sorpreso tutti. Lo stesso difensore, Carmelo Scambia, si era detto "non poco meravigliato considerando la conferma della condanna per quel tipo di reato, conseguente la campagna giornalistica e politica da anni in corso contro la moschea di viale Jenner". Poi aveva aggiunto: "Ho letto velocemente il provvedimento con cui si concede l'asilo politico che, però, ho preferito lasciare al mio assistito con l'accordo che mi avrebbe mandato una fotocopia. Abu Imad dovà scontare 8 mesi prima di poter accedere eventualmente alla messa in prova nei servizi sociali. Per adesso io non posso fare niente, devo solo aspettare". La stampa araba - Ieri mattina la stampa araba riportava le dichiarazioni di un membro della comunità islamica lombarda, Muhammad Rida al-Badri, presentato come vice direttore dell'Istituto Culturale islamico di Milano, secondo cui "Abu Imad ha ottenuto ora l'asilo politico dall'Italia, pur avendolo chiesto ben 17 anni fa, perché in questo modo le autorità italiane vogliono impedire che venga consegnato a quelle egiziane, come già chiesto dal Cairo". Non è finita qui: "Per diversi motivi vogliono che Abu Imad rimanga nelle carceri italiane e uno di questi è quello di evitare nuove critiche da parte dell'Unione Europea nel caso in cui venisse consegnato all'Egitto". In questo modo gli italiani vorrebbero, sostiene ancora al Badri, "evitare che si parli delle violazioni dei diritti umani commesse in passato per non portare questi fatti a conoscenza dell'opinione pubblica ed evitare ulteriori polemiche, come è avvenuto invece nel caso dell'altro imam egiziano che operava a Milano, Abu Omar".

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