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Perugia, scoperta fabbrica lager di maglieria cashmere

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In un piccolo capannone tra loculi e lamiere lavoravano in 16. Sono stati arrestati 4 cinesi.

Tatiana Necchi
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Lavoravano come schiavi in una "fabbrica lager": più di 12 ore al giorno, per una paga di pochi euro, a cucire capi di maglieria in cashmere destinati al mercato italiano. Il tutto in un capannone industriale fatiscente, nel quale vicino a 25 macchine da cucire ed altre attrezzature trovavano posto piccoli ambienti che servivano da dormitori bui e angusti, bagni, dispensa e cucina, tutti maleodoranti ed in pessime condizioni igieniche. Presenti ovunque sporcizia e rifiuti, alcuni roditori morti sono stati rinvenuti in cucina, vicino al freezer, che conteneva prodotti alimentari in precario stato di conservazione. Tutto questo è accaduto a Città di Castello, vicino a Perugia,  dove la Guardia di Finanza ha posto tutto sotto sequestro, arrestando il titolare della fabbrica e altre tre persone. Tutti cinesi. In manette è finito anche il titolare della ditta, Z.M. di 34 anni, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nell'opificio, 1.200 metri quadri in via Sisi, zona industriale Cerbara, lavoravano in nero 16 cinesi di cui 10 erano donne. Gran parte delle lavoratrici erano state regolarizzate in Italia come badanti in località distanti da Città di Castello, soprattutto nel nord Italia. L'attività era gestita da un cinese trapiantato nella piccola città da oltre 10 anni. I finanzieri hanno identificato tutti i lavoratori, appurando che dieci di essi erano clandestini. Tre, in particolare, erano in Italia nonostante fossero stati da tempo colpiti da provvedimenti di espulsione e per questo sono stati arrestati. Tutto il materiale è stato sequestrato.

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