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Disoccupazione all'8,9%. E i giovani a piedi sono il 30%

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I dati Istat fotografano le difficoltà del lavoro in Italia. Male anche l'Europa: 10,1%

Roberto Amaglio
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Chiamateli bamboccioni, lavativi, attaccati alla sottana di mamma, alla carta di credito di papà e al tetto di famiglia. Comunque li si voglia definire, i dati Istat riguardanti la disoccupazione giovanile sono perlomeno allarmanti: il 29,5% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non ha un lavoro. Un record negativo assoluto da quando esistono le serie storiche mensili (2004) e che fotografa una situazione che va di anno in anno peggiorando: la tendenza, infatti, è negativa sia su base mensile (+1,4%) che su base annuale (4,5%). Oltre ai numeri, sono due le condizioni che rendono questo dato sulla disoccupazione giovanile preoccupante. Innanzitutto il fatto che anche il mercato del lavoro dei "grandi" è fermo al palo, con la disoccupazione che ha raggiunto in Italia l'8,9%, (dato massimo dal 2001) perdendo rispetto a marzo 2010 altre 56 mila unità: ora sono quasi 23 milioni i disoccupati italiani, con oltre 2 milioni in cerca di occupazione (il 20,1% in più rispetto ad aprile 2009). Inoltre, se pensiamo che per il momento le casse integrazioni stanno assorbendo qualche ex lavoratore appiedato, tra qualche mese si potrebbe assistere a un nuovo slittamento verso il basso; ovviamente anche per quel che concerne i giovani, i quali avranno meno possibilità d'accesso al mondo del lavoro, se non con uno dei circa 40 contratti flessibili previsti dalla normativa italiana. Non se la passa meglio nemmeno l'Europa: il dato Eurostat sulla disoccupazione, infatti, sale al 10,1%, a sua volta superiore di un decimale rispetto alla precedente valutazione di marzo. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, tuttavia, non legge in maniera negativa i numeri Istat, i quali contengono anche spunti positivi. "Ritengo la rilevazione Istat del mese solo apparentemente contraddittoria. Crescono, infatti, di un decimale tanto il tasso di occupazione quanto quello di disoccupazione. Infatti la ripresa alimenta sia il primo che, in certa misura, il secondo. Non a caso, infatti, scende anche il tasso di inattività che indica coloro che nè lavorano nè cercano lavoro. Tuttavia tengo a precisare che il differenziale con la media europea rimane inalterato perchè anch'esso sale di un decimale arrivando al 10.1%". Ovviamente più scettiche le opposizioni che, per bocca di Cesare Damiano (capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera), parla di nodi venuti al pettine. "Oltre al tasso di disoccupazione all'8,9%, a questo va aggiunto il peso della cassa integrazione che, al momento, contiene nuovi potenziali disoccupati. Quello che spaventa di più, però, è il dato relativo ai giovani: è quasi del 30%. Per questo insistiamo affinché nella manovra finanziaria si inserisca una ragionevole quota di risorse destinata allo sviluppo e alla difesa dell'occupazione".

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