Il Vaticano: stop all'embargo a Gaza
Il rappresentante alle Nazioni Unite, Monsignor Tomasi: Israele ha diritto a difendersi, ma con il dialogo
Il Vaticano chiede di togliere l'embargo a Gaza. Dopo l'appello della Lega Araba, che ieri al vertice dei ministri degli Esteri ha deciso di "rompere l'embargo imposto da Israele su Gaza in ogni modo", e al resto del mondo che chiede a Israele un passo indietro, anche la Santa Sede si schiera. Israele ha diritti di vivere e difendersi, dice la Chiesa, ma non con azioni violente. E il diritto a ricevere acqua e cibo è inviolabile. Intanto sono rientrati i pacifisti in Italia. Si lamentano di essere stati "maltrattati e male alimentati", come se fossero stati in un villaggio turistico. La storia dell'embargo a Gaza- L'embargo viene da lontano. Nel 2006 Hamas vinse le elezioni palestinesi sconfiggendo Fatah. La vittoria di Hamas fu un grande trauma. Il premier palestinese decise di indire nuove elezioni e Hamas se la legò al dito. La situazione precipitò fino al febbraio del 2007, quando alla Mecca le delegazioni di Hamas e Fatah raggiunsero un accordo su una tregua, che però durò poco. Hamas prese il potere nell'intero territorio della Striscia, cacciando i militanti di Fatah in Cisgiordania. Il 14 giugno il presidente palestinese Abbas dichiarò lo stato di emergenza, accentrando su di sé il governo della Cisgiordania e di Gaza, esautorando il primo ministro Isramil Haniyeh, del partito di Hamas. Hamas non riconobbe la decisione di Abbas, creando così a Gaza un governo separato e indipendente da quello centrale palestinese. Un governo non riconosciuto da Israele, che decise quindi di chiudere la frontiera con Gaza (una simile decisione fu presa dal governo egiziano, che rinforzò e blindò il valico di Rafah). Fino a oggi il governo israeliano ha permesso ad alcune merci di raggiungere la Striscia di Gaza, dove vivono un milione e mezzo di persone, ma previo controllo del carico e con alcuni limiti ben preciso. La posizione del Vaticano- Il rappresentante alle Nazioni Unite di Ginevra, mons. Silvano Tomasi, ha espresso il proprio appoggio a un'inchiesta imparziale e trasparente sull'assalto dei militari israeliani alla nave delle ong che si stava dirigendo a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo. Monsignor Tomasi: bisogna condannare la violenza di questo attacco, soprattutto perchè era in acque internazionali e dá l'impressione che le regole umanitarie e il diritto internazionale non contino Tomasi è intervenuto alla riunione urgente che si è tenuta sull'accaduto al Consiglio dei Diritti Umani in corso a Ginevra. «Sono intervenuto - ha detto Tomasi ai microfoni della Radio Vaticana - per seguire la linea espressa dal Santo Padre affermando che la violenza non porta a nessun risultato costruttivo. Certo, bisogna condannare la violenza di questo attacco, soprattutto perchè era in acque internazionali e dá l'impressione che le regole umanitarie e il diritto internazionale non contino. Invece, per le buone relazioni tra gli Stati è necessario che queste regole vengano rispettate». «Poi - ha aggiunto - mi pare che le conseguenze di questo tipo di azione sono spesso imprevedibili e, infatti, hanno portato a delle vittime, a dei morti. La simpatia di tutti va verso le famiglie di queste vittime. Allo stesso tempo bisogna dire e riconoscere che lo Stato di Israele ha il diritto a vivere e difendersi ma, appunto, attraverso il dialogo si può arrivare a una sicurezza che è basata sul rispetto del diritto internazionale». 'E' evidente dopo questo incidente che la politica adottata di questo isolamento della Striscia di Gaza non puo' funzionare, perché bisogna prima di tutto dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, di acqua, di medicinali, di educazione per la popolazione di Gaza'' ha aggiunto mons. Tomasi. ''Dobbiamo considerare l'incidente dei giorni scorsi - ha aggiunto - come uno dei tanti eventi che sono allo stesso tempo causa e risposta all'instabilità politica e militare del Medio Oriente''. ''Quindi - ha proseguito - dobbiamo tutti incoraggiare la comunita' internazionale e i Paesi più direttamente interessati a lavorare per una soluzione di lunga durata che non puo' essere altro - a questo punto - che quella di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano sicuro, in modo che tra i due si possa eventualmente non solo rispettare le regole dell'indipendenza ma anche aprire la porta alla collaborazione''. Secondo un rapporto dell'Onu pubblicato a maggio l'embargo israeliano rende vani gli sforzi della comunità internazionale diretti a ricostruire la Striscia di Gaza del dopo-conflitto: gran parte delle proprietà e delle infrastrutture danneggiate durante la guerra sono così ancora in attesa di essere ricostruite.