Anniversario di Tienanmen, fermato a Tokyo uno dei leader della protesta
Commemorazioni a Hong Kong, vietate le manifestazioni a Pechino
Sono passati ventun anni e in Cina è cambiato poco o niente. Il dissidente Wùer Kaixi è stato fermato dopo essere entrato nell'ambasciata cinese di Tokyo. Il potente braccio militare schierato da Pechino contro gli oppositori non dà segnali di cedimento. Un'operazione banale all'apparenza, dall'alto valore simbolico per il regime. Ventun anni fa, Wùer – 42 anni, di etnia uigura – partecipò alle proteste di piazza Tienanmen. Poi riuscì a fuggire a Taiwan per evitare la repressione e il carcere. Pechino ha cancellato dai libri di storia la protesta popolare che fece vacillare, anche se solo per un istante, il regime. Le autorità cinesi, però, non si erano dimenticate di Wùer. L'ANNIVERSARIO - Il 4 giugno 1989, l'anno della caduta del comunismo in Europa, i carro armati cinesi posero fine alla primavera cinese di studenti, intellettuali e operai. Iniziata per caso, la protesta sorse in concomitanza con la morte del politico riformista, Hu Yaobang, ammirato dalla popolazione per le sue aperture e la condanna della “rivoluzione culturale” di Mao, che aveva causato centinaia di migliaia di morti a metà degli anni '60. I cittadini chiedevano che il governo assumesse una posizione politica più simile alla linea del defunto. Dopo le prime avvisaglie, 2 mila studenti si raccolsero a Piazza Tienanmen a metà maggio per chiedere le riforme sfruttando la visita di Michail Gorbaciov, emblema del nuovo corso comunista. Migliaia di altre persone seguirono l'esempio, la protesta assunse forma consistente. La situazione degenerò. Deng Xiaoping, successore di Mao, ordinò la legge marziale il 20 maggio. Niente però smuoveva i protestanti da piazza Tienanmen. L'esercitò rifiutò di usare la forza contro le migliaia di persone che occupavano la piazza. La notte del 3 giugno, la commissione militare centrale diede l'ordine del massacro: le truppe si diressero verso la piazza aprendo il fuoco contro i manifestanti. Sui morti i dati sono contrastanti, il governò stimò un massimo di 300 vittime fra civili e soldati, mentre le organizzazioni internazionali, come la Croce Rossa, parlò di 3 mila morti. MANIFESTAZIONI E REPRESSIONI – Vietata qualunque manifestazione in Cina. Il governo ha cancellato il ricordo della protesta e della repressione. Per commemorare le vittime, a Hong Kong è stata organizzata una veglia al Victoria Park per stasera che dovrebbe raggruppare 50 mila persone. Nell'ex colonia britannica, 13 attivisti sono stati fermati sabato dalla polizia mentre tentavano di erigere la statua in gesso e cartapesta della dèa della democrazia, simbolo della protesta, copia di quella costruita vent'uno anni fa in Piazza Tienanmen.