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Omicidio di Padovese, l'assassino non è un folle ma un fanatico islamico

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I particolari sul sito Asianews: "Il vescovo italiano ucciso al grido di Allah è grande"

Michela Ravalico
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Si sono conclusi da poco i funerali di Monsignor Luigi Padovese, il vescovo italiano e vicario apostolico dell'Anatolia assassinato venerdì scorso a coltellate dal suo autista. E sulla morte dell'alto prelato si allunga l'ombra dell'omicidio per motivi religiosi. Secondo il sito internet Asianews il movente non è la follia, come era stato detto a caldo. All'origine del gesto ci sarebbe un preciso rituale religioso. "Mentre i giorni passano, si aggiungono nuovi particolari alla vicenda dell'assassinio e alla presunta insanità dell'assassino", scrive oggi Asianews. "I medici che hanno effettuato l'autopsia hanno rilevato che mons. Padovese presentava coltellate in tutto il corpo, ma soprattutto dalla parte del cuore (almeno 8). La testa era quasi completamente staccata dal tronco, attaccata al corpo solo con la pelle della parte posteriore del collo. Anche la dinamica dell'uccisione è più chiara: il vescovo è stato accoltellato in casa. Egli è riuscito ad avere la forza di andare fuori, sulla soglia della casa, sanguinante e gridando aiuto e là avrebbe trovato la morte. Forse solo quando egli è caduto a terra, qualcuno gli ha tagliato la testa. Testimoni affermano di aver sentito il vescovo gridare aiuto. Ma ancora più importante, è che essi hanno sentito le urla di Murat subito dopo l'assassinio. Secondo queste fonti, egli è salito sul tetto della casa è ha gridato: 'Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!'. Questo grido - prosegue 'Asianews' - coincide perfettamente con l'idea della decapitazione, facendo intuire che essa è come un sacrificio rituale contro il male. Ciò mette in relazione l'assassinio con i gruppi ultranazionalisti e apparentemente fondamentalisti islamici che vogliono eliminare i cristiani dalla Turchia". "Davanti a questi nuovi e agghiaccianti particolari - scrive Asianews - sono forse da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l'uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi".

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