Mafia, le mani dei boss sugli appalti
Arrestati 19 uomini di Cosa Nostra e imprenditori. Sequestrati beni e immobili per centinaia di milioni di euro
Gestivano grandi appalti di opere pubbliche e private, favorendo le aziende "amiche". Accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio ed interposizione fittizia di beni, 19 persone sono state arrestate stamani dagli agenti della squadra mobile di Palermo. Tra loro boss mafiosi e imprenditori legati a Cosa Nostra. Nella maxi operazione sono stati sottoposti a sequestro preventivo aziende, imprese e beni immobili per centinaia di milioni di euro. Le indagini avviate nel 2005, hanno permesso di svelare i sistemi mediante i quali l'organizzazione mafiosa ha mantenuto nel tempo il controllo di tutto il ciclo produttivo del mercato edilizio: dalla fase di acquisto dei terreni, alla gestione delle cave di inerti, all'imposizione delle imprese addette a tutti i comparti produttivi, sino alla fase di smaltimento dei materiali di risulta nelle discariche, con interessi che si proiettavano anche sui lavori per la realizzazione di un termovalorizzatore a Bellolampo. I boss palermitani - Antonino Rotolo, Antonino Cinà e Salvatore Lo Piccolo - arrivavano a imporre a importanti studi professionali di consegnare l'elenco dei lavori più importanti in corso di progettazione, in modo da scegliere quelli di cui si sarebbe occupata l'organizzazione. Fondamentale per l'infiltrazione il ruolo degli imprenditori, alcuni dei quali controllavano consorzi operanti in campo nazionale e numerose società di primo piano del mercato palermitano, in qualità di soci dei capimafia, riciclatori o bracci operativi fiduciari.