Allarme Spagna, le banche scricchiolano

Roberto Amaglio

La perturbazione, questa volta, arriva direttamente dai Pirenei. Dopo il default della Grecia che ha costretto i Paesi dell’Unione Europea a varare il maxi piano da 750 miliardi di euro (con le conseguenti manovre nazionali al seguito), potrebbe presto materializzarsi un altro intervento finanziario continentale per mettere al riparo dal crollo le banche spagnole, in difficoltà ad accedere al credito anche a causa della diffidenza e della vulnerabilità dei mercati internazionali. La notizia, pardon, l’allarme, campeggia sulla prima pagina del quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung", secondo cui, nel giro di sette giorni, i parlamentari europei i Bruxelles allestiranno un altro “salvagente” da 602 miliardi di euro, destinati agli istituti di credito iberici con maggiori debiti. Tra questi, le filiali francesi (esposte per 206 miliardi), quelle tedesche (167 miliardi) e anche quelle USA, a rischio per 140 miliardi. “Se dovesse concretizzarsi – sostiene il quotidiano –, la crisi spagnola sarebbe più difficile da superare per l'Europa rispetto a quella greca, poiché questa contribuisce solo con il 2,5% al totale del Pil europeo, mentre la percentuale della Spagna è di quasi il 12 per cento». A smentire la notizia, tuttavia, è il vice ministro delle Finanze spagnolo, Carlos Ocana. “La Spagna non sta chiedendo alcun tipo di finanziamento all'Unione europea e Madrid non ha assolutamente alcun problema a ripagare il proprio debito”. In tal senso rassicurazioni sono arrivate anche dalla Commissione europea. Secondo il portavoce del commissario Ue agli Affari Economici e Monetari Olli Rehn “non esiste alcuna richiesta di assistenza finanziaria da parte di alcun Paese. Pochi giorni fa è stato messo a punto un meccanismo che in caso di necessità garantirà la stabilità finanziaria della zona euro. Ma finora nessun governo ha chiesto di ricorrervi”.