Intercettazioni, Berlusconi: "Basta ricatti"
Bondi ai finiani: "Argomenti risibili e inappropriati". Da giovedì il testo in Commissione alla Camera. Ocse:"Il governo rinunci o modifichi il ddl"
Inizierà il 17 giugno il cammino del ddl intercettazioni in commissione Giustizia a Montecitorio. Il presidente e relatore del testo, Giulia Bongiorno, terrà la relazione per illustrarne i contenuti, come richiesto oggi dalle opposizioni. Enrico Costa, capogruppo del Pdl, ha spiegato che la maggiornaza si atterrà alla decisione dell'ufficio di presidenza, nonostante la contrarietà alle audizioni: "Abbiamo chiesto che l'esame in terza lettura del provvedimento tenga conto del lunghissimo approfondimento avvenuto nelle prime due letture. Quindi riteniamo che le audizioni siano superflue ma ci rimettiamo alla decisione del presidente. Tuttavia, se i tempi saranno dilatati, non sarà per questioni di esame ma per valutazioni politiche". Tensioni nel Pdl - Intanto il clima resta infuocato anche tra gli esponenti di governo. L'invito a non avere fretta di Gianfranco Fini e l'esortazione del premier Berlusconi a deporre l'arma del ricatto riaccendono il dibattito. Il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, avverte: "Se non rispettiamo un punto saliente del programma come la legge sulle intercettazioni, facciamo prima ad andare a casa che a proseguire la legislatura". Rincara la dose Gaetano Quagliariello: "Saremmo di fronte all'atto di nascita di un partito all'interno di un altro partito, se si volesse cambiare la decisione assunta all'unanimità dall'ufficio di presidenza del Pdl". Per il finiano Briguglio è meglio "mantenere il cantiere aperto. Il Pdl è a un bivio: trovare alla Camera le soluzioni ai problemi innegabili che il testo licenziato dal Senato ancora presenta, prevenendo le obiezioni che potrebbero essere manifestate dal Capo dello Stato al momento della firma. Oppure, come sentiamo dire dai grandi strateghi della soluzione finale, prepararsi a uno scontro istituzionale col Capo dello Stato, il che passerebbe per una riapprovazione del medesimo testo eventualmente non promulgato da Napolitano. Uno scenario di guerra. Nelle intenzioni degli strateghi che l'hanno pensato, porterebbe al redde rationem delle elezioni anticipate. Non ci vogliamo credere, ma è bene parlarne, sia pure per scongiurarlo". Infine Italo Bocchino: "Non vorrei che qualche falco berlusconiano volesse lo scontro istituzionale e accarezzasse l'idea di farsi respingere la legge dal Capo dello Stato per riapprovarla nello stesso testo e avviare uno scontro costituzionale". Dura la condanna alle parole di Bocchino da pare del coordinatore Pdl Sandro Bondi: "In un partito si può esprimere liberamente e senza alcuna censura il proprio pensiero, salvo rispettare nel voto le decisioni assunte democraticamente negli organismi dirigenti. È riprovevole ricorrere, come fa l'onorevole Bocchino, ad argomenti risibili e inappropriati sia quando chiamano in causa il Pdl che ancor più le libere e insindacabili decisioni del Capo dello Stato". Intanto contro il ddl intercettazioni si esprime anche l'Ocse. L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha chiesto all'Italia di rinunciare al disegno di legge sulle intercettazioni o di modificarlo in sintonia con gli standard internazionali sulla libertà di espressione. "Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia", ha detto in un comunicato Dunja Mijatovic, responsabile dell'Osce per la libertà dei media. Controbatte la Farnesina: "L'intervento dell'Ocse è inopportuno". Il portavoce Massari, ha spiegato che attraverso canali diplomatici si è fatto presente "con fermezza che è inopportuna la pubblicizzazione di un intervento mentre il procedimento legislativo è ancora in corso".