Fiat, accordo separato su Pomigliano, no della Fiom

Eleonora Crisafulli

Accordo separato sul futuro di Pomigliano d’Arco. La Fiom-Cgil resta ferma sul "no", mentre tutte le altre sigle sindacali dei metalmeccanici hanno firmato l’intesa con Fiat. Nel nuovo documento siglato ieri è stato aggiunto un punto in cui si istituisce una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni previste in caso di violazione dell’intesa, come richiesto dalle organizzazioni sindacali. L’accordo è stato sottoscritto in Confindustria da Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl Metameccanici. Martedì 22 giugno l’intesa sarà sottoposta al referendum dei lavoratori del sito campano. Per il presidente  di Confindustria, Emma Marcegaglia, che nei giorni scorsi si era rivolta in più occasioni alla Fiom, il "no" del sindacato "è incredibile, è incredibile che davanti ad un’azienda che va contro la storia, prendendo la produzione dalla Polonia e riportandola in Italia e che investe 700 milioni, ci sia un no". Quindi, conclude il leader degli industriali, "attendiamo di capire cosa vogliono fare i lavoratori". L'appello di Schifani - Le parole di Renato Schifani non sono bastate per convincere la Fiom. Il Presidente del Senato era intervenuto sul caso sostenendo con convinzione che “non è più il tempo del no e della fuga”. Secondo Schifani, infatti, in un clima di veti incrociati che non ha ragione di sussistere, “Pomigliano non deve chiudere”. La tesi sostenuta dal ministro è quella di mostrare uno sforzo supplementare di coraggio, fiducia e generosità, soprattutto in un periodo di grave crisi ed incertezza economica. L’unica soluzione resta dunque quella di un’alleanza ideale tra lavoratori ed imprenditori. Un ulteriore appello al segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, veniva anche dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: “Non si comprometta in alcun modo la straordinaria opportunità per Pomigliano. Sono convinto ci siano ormai le condizioni, meglio con la firma di tutti, per realizzare l'investimento”.