Caso Cucchi, chiesto giudizio per agenti e medici
Per i magistrati di Roma a uccidere il ragazzo furono le omissioni di soccorso dopo il pestaggio
Stefano Cucchi fu picchiato e non fu curato adeguatamente in ospedale. Così sarebbe morto, secondo i pm di Roma, il geometra di 31 anni arrestato il 16 ottobre scorso dai carabinieri per spaccio di stupefacenti e deceduto sei giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini. La ricostruzione di Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy resta invariata rispetto a quanto ipotizzato nell'avviso di fine indagine. Per questa ragione i magistrati hanno firmato oggi la richiesta di rinvio a giudizio per tredici persone: devono essere ritenuti responsabili, a vario titolo, tre agenti della polizia penitenziaria, sei medici, tre infermieri e il dirigente del Prap Claudio Marchiandi. Sulle richieste della procura dovrà pronunciarsi il gup Rosalba Liso. Stando al capo di imputazione, i tre agenti devono rispondere di concorso in lesioni colpose per aver spinto e preso a calci Cucchi, ferendolo in più punti al volto, alle mani, alle gambe e alla schiena. Per i pm, però, non fu il pestaggio a causare la morte del ragazzo ma le omissioni di soccorso. I magistrati sono convinti che Cucchi sia stato abbandonato a se stesso tanto che il suo decesso fu certificato falsamente come morte naturale. Innanzitutto il Pertini non era struttura idonea a ospitare Cucchi perché normalmente destinata ad accogliere pazienti "non acuti". Inoltre, dal 18 al 22 ottobre, il ragazzo è stato trascurato dal personale medico e paramedico: era affetto da "politraumatismo acuto, con bradicardia grave e marcata, alterazione dei parametri epatici, segni di insufficienza renale in soggetto in stato di magrezza patologica (cachettico)". E nonostante ciò, i medici e gli infermieri "omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza, che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione ed adottabilità, essendo certamente idonei a evitare il decesso del paziente". I nove in servizio al Pertini assieme al funzionario del Prap sono stati accusati dalla procura di omissione di referto (non hanno avvertito il pm del pestaggio) e di concorso in favoreggiamento per aver aiutato i tre agenti "a eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria", di fatto omettendo di trasferire o di richiedere il trasferimento in reparto idoneo in relazione alle condizioni critiche del paziente.